Certo che ne è passata acqua sotto i ponti da quando Ryan Shupe (un piccolo artista di pop-country) si lagnava del fatto che, pur avendo tutti i numeri per diventare una star della musica, non avrebbe mai potuto sfondare perchè il suo strumento era uno sfigatissimo banjo ( Banjo boy, la canzone in questione). Eppure era solo cinque anni fa. Oggi, grazie all'ultima ondata di new folkers questo strumento non è più roba da bifolchi psicopatici alla Un tranquillo week-end di paura e sopratutto non impedisce ad un gruppo come i Mumford and sons di scalare ogni classifica che conti nel mondo.
La band inglese capitanata da Marcus Mumford mancava dalle scene dal 2009, anno in cui esordiva con Sigh no more, uscito in sordina ma capace nel tempo di un'inarrestabile ascesa che lo consacrava a long-seller moderno, creando attorno al gruppo aspettative smisurate per il secondo lavoro. Aspettative che a quanto pare non hanno schiacciato i ragazzi, visto che si sono presi tutto il tempo che gli serviva e non hanno sbagliato, con Babel, il difficile secondo album.
Che dire, per un appassionato di musica rurale, country e blugrass come il sottoscritto il disco è un'autentica festa. Strumenti come il dobro, la dodici corde, il banjo, la fisa e il mandolino sono premessa di godimento assicurato.
Il resto lo fanno la qualità delle canzoni, che qui, come e forse in misura maggiore del precedente, abbonda.
La title-track apre il lavoro, ed è il tripudio di un suono che potremmo definire gaelic-western, dall'impatto epico e denso di suggestioni. La voce di Marcus fa il resto introducendoci a questo viaggio binario, sospeso com'è tra Galway e il Tennessee, tra impressioni orchestrali e strimpellate da buskers, capace di crescendo esaltanti (Whispers in the dark, Holland road; Hopeless wanderer; Not with haste), love song western (I will wait), ballate introspettive giocate sulle melodie vocali (Lover's eyes).
In cima alla lista dei miei dischi dell'anno.
8/10
non li conosco per niente.
RispondiEliminaprovvederò.
Filo tanta roba, fidati!! Già presi i biglietti per il concerto di marzo qui a Firenze!!
RispondiEliminaIn questi giorni la mia preferita
RispondiEliminaè diventata Hopeless Wanderer.
Mi crea dipendenza