Young Turks, 2012
All'andata scelgo sempre rock tirato, per combattere la sonnolenza appiccicosa delle sei del mattino, mentre al ritorno, quando non opto per radiogiornali o talk show delle diciannove, mi oriento sempre alla musica più riflessiva (spesso jazz)e liquida, che ha il potere di permettere ai mille pensieri residui della giornata di divagare e disperdersi in libertà.
E' assecondando questa dinamica che sono finito, fuori dai miei canonici campi da gioco, ad ascoltare il secondo album dei The XX, Coexist. La band inglese, acclamata in patria e fuori con il debutto omonimo del 2009, persevera nel suo indie-pop soffuso e avvolgente, utilizzando alternativamente e/o intrecciandole, la voce femminile di Romy Madley Croft e quella di Oliver Sim, riuscendo a realizzare un prodotto che si muove trasversalmente al trip-hop di Massive Attack e Tricky, al pop elegante degli Everything But The Girl ma anche all'elettronica dei Depeche Mode.Poi vabè, sarò sicuramente fuori strada, ma in qualche occasione mi ricordano, per il loro giocare con la doppia voce maschile e femminile, persino i Cock Robin.
Tirata la riga sotto influenze ed ispirazioni, il risultato è un sound molto rallentato ed evocativo, felicemente ipnotico, densamente suggestivo. I momenti migliori di un album che si attesta sotto i trentotto minuti sono a mio avviso rappresentati dalle tracce Fiction, Angels, Chained, Tides, Reunion e Our song.
Coexist non è insomma un disco per tutte le stagioni o per ogni momento della giornata, ma una volta trovata la sua collocazione ci sta dentro alla grande.
7/10
Interessante.
RispondiEliminaNon è che...