lunedì 20 agosto 2012

Jack White, Blunderbuss


Columbia (2012)


Arrivo a scrivere del debutto (!) solista di Jack White molto in ritardo, nonostante i primi ascolti risalgano all'immediata pubblicazione del lavoro. La ragione è presto detta, l'album non mi piaceva e dunque, come d'abitudine, ho concentrato la mia attenzione su altro. Non mi piaceva perchè lo trovavo molto dispersivo, quasi che il suo autore volesse metterci dentro almeno un pezzettino di ogni sua esperienza precedente, senza però riuscire a concentrarsi a fondo su un aspetto in particolare. Era un pò il concetto espresso da Filo nella sua recensione, lui però dava di questo elemento una valenza positiva, mentre io no. Mi ritrovavo molto di più in sintonia, per dire, con le perplessità espresse da Ale.

Ma gli album di musica rock sono animali strani e, come mi sono trovato a ripetere più volte, spesso hanno bisogno del momento giusto, della giusta predisposizione, per essere apprezzati. E' così Blunderbuss, con il suo galleggiare tra i generi della musica popolare americana (country, folk, hard-rock) in salsa seventies spesso incorniciati da un uso del pianoforte di matrice classica, col tempo cresce e diventa non il disco importante che mi aspettavo a questo punto della carriera di Jack White, ma quantomeno un lavoro interessante che vede nella titletrack, in Love interruption, in Missing pieces e Hypocritical kiss i suoi momenti migliori laddove Sixteen saltines e Freedom at 21 sarebbero anche tracce divertenti non fossero così derivative dei White Stripes. Curiosamente in Weep themselves to sleep il cantato di Jack risorda quello di Eminem. Copertina alquanto brutta.

6,5

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