martedì 19 giugno 2012

Fire and Ice: Il Trono di Spade stagione due



Il Trono di spade ho cominciato a guardarlo un po’ controvoglia, ed esclusivamente per le perentorie esortazioni espresse da Ale nel suo blog e sul forum. I primi episodi della prima stagione li ho visti dunque un po’ alla cazzo di cane, frammentandoli spesso e ricavandone una confusione ancora superiore a quella che fisiologicamente ti coglie davanti ad una saga così complessa. Invero non so dire quando esattamente sia scoccata la scintilla, probabilmente si è trattato di un continuo crescendo fino ai fuochi d’artificio delle ultime puntate, di certo c’è che oggi, laddove c'era scetticismo, c'è una vera e propria passione. Altra particolarità del mio rapporto con questo serial è dato dal fatto di aver visto le due stagioni fin qui prodotte in sequenza senza soluzione di continuità, grazie al ritardo accumulato con la prima e il (quasi) perfetto timing della seconda. Credo che questa dinamica abbia avuto alla fine valenza positiva, sia dal punto di vista della maggiore comprensione degli eventi e delle sottotrame, che inevitabilmente vanno un po’ a perdersi quando intercorre troppo tempo tra la fine di una season e l’inizio dell’altra, sia perché sarebbe stata una vera sofferenza attendere gli sviluppi della storia dopo gli accadimenti che avevano concluso la prima annata.


Diciamo subito che la seconda stagione è con ogni probabilità leggermente più debole della prima, o forse, non potendo contare più su un personaggio di peso come Ned Stark/Sean Bean, semplicemente è diventata ancora più corale, con tutte le puntate (ad eccezione della nove) suddivise tra i vari plot/personaggi della storia. Il sottotitolo della stagione è “La guerra sta arrivando”, e in effetti gran parte delle puntate sono di preparazione per lo spettacolare finale in cui Stannis Barathion, fratello del defunto Re Robert, attacca Approdo del Re per sedersi sul Trono di Spade illegittimamente occupato dalla dinastia Lannister e dal malvagio Geoffry. Ma la guerra è anche quella che vede accendersi altri focolai a seguito dell'instabilità venutasi a creare dopo la morte di Robert, e che vede coinvolte tutte le terre dei Sette Regni. Per il resto violenza, sesso e linguaggio esplicito sono assicurati, anzi se possibile, ancora più esasperati, mentre l'aspetto fantasy della storia, ai margini nella prima stagione, comincia a farsi sostenuto.


Tra le decine di protogonisti della saga, i Lannister sono probabilmente la casata più affascinante del mondo immaginato da Martin. Intelligenti, belli, malvagi, subdoli, spietati, crudeli, pericolosi. Hanno tutto ciò che serve per farsi detestare nel profondo ma sono altresì innegabilmente dotati di un fascino oscuro. Tra le loro fila c’è poi un personaggio straordinario (il nano Tyrion, interpretato da Peter Dinklage, nella foto) che, seppur in questa stagione perda un po’ della sua magnifica irriverenza, si candida comunque al ruolo di best character.


Tra gli altri personaggi, quello che probabilmente subisce l’evoluzione più imprevista (una vera e propria discesa agli inferi) è Theon Greyjoy/Alfie Allen, fin qui fattosi notare solo per la sua infinita allupaggine (che lo porterà a fare una delle più colossali figure di merda che la storia ricordi) e la sua discreta stupidità, ma che da questa stagione si macchia di peccati ben peggiori. Nessuna particolare novità invece per Robb Stark/Richard Madden e l’imbalsamato (spero sia a causa del freddo!) Jon Snow/Kit Harington. Tra le donne un posto di rilievo va riservato alla straordinaria quindicenne Arya Stark/Maisie Williams, all’orgoglio regale di Daenerys Targaryen/Emilia Clarke e all’introduzione di un nuovo personaggio, la misteriosa e sensuale alleata di Stannis, Melisandre/Carice Van Houten.


Ho notato, nella caratterizzazione dei personaggi, nella loro evoluzione, una certa somiglianza tra lo stile di George G. G. Martin (ammesso che la trasposizione televisiva sia fedele a quella letteraria) e quello di James Ellroy. Entrambi giocano in maniera spiazzante con i figli della propria creatività. Entrambi spesso sono spietati con quelli più positivi e virtuosi, ma al tempo stesso fanno sopravvivere attraverso imprevedibili evoluzioni quelli che appaiono maggiormente deboli e sprovveduti, e cambiano in continuazione la prospettiva del lettore su quelli più subdoli e indecifrabili. Approfondirò questa mia intuizione con l’ormai inevitabile acquisto dei libri della saga, nel tentativo di mitigare l’attesa per le prossime stagioni.


A questo proposito mi viene l’ansia a pensare che alla distanza la HBO potrebbe decidere di sospendere la serie, vista la prospettiva di una durata a luuungo termine e l'instabilità del responso del pubblico. Per intanto la terza stagione è in corso di produzione, tocca attendere e accontentarsi.

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