mercoledì 9 maggio 2012

Asleep at the wheel

The wind come silent through the windshield
All i could see was snow, sky and pines
I close my eyes and i was running
I was runnin' then i was flyin'
(Bruce Springsteen, Highway 29)



Ho un sogno ricorrente. Sono al volante della mia auto, presumibilmente di notte perchè la strada è buia. Sono colpito da una spossatezza intensa, ho sonno, non riesco a tenere gli occhi aperti. All'inizio il sogno è realistico e perciò lotto per evitare di addormentarmi alla guida, poi però decido di abbandonare ogni resistenza e mi lascio trasportare in un meraviglioro oblio, scivolando come una barca alla deriva in un mare piatto, godendomi una leggerezza sconfinata.


Ora, non sono alla ricerca dei significati reconditi della cosa (due o tre potrei ipotizzarli pur essendo privo di lauree in psicologia), ma piuttosto della pericolosa analogia tra queste dinamiche oniriche e quanto mi succede davvero in giorni di particolare stanchezza, dopo aver fatto dodici, quattordici ore fuori casa e magari macinato tre-quattrocento chilometri tra un impegno e un altro, quando davvero casco dal sonno e nè radio, nè sigarette, nè aria gelida dal finestrino aperto anche d'inverno mi destano dal torpore. Sono degli istanti, dei frangenti, delle frazioni di secondo nei quali la realtà non è poi così distinguibile dal sogno e l'abbraccio di quest'ultimo è molto più invitante degli sforzi che reclama la prima.

1 commento: