venerdì 18 maggio 2012

80 minuti di Woven Hand

Le compilation fondamentalmente dovrebbero, più che svolgere il compitino da greatest hits di pezzi e/o personaggi stranoti, veicolare le forme d'arte musicale meno immediate e accessibili , interpretate da artisti che si muovono seguendo un loro percorso preciso, fuori dalle mode e dal tempo e pertanto ad esse trasversali. E' questa premessa l'identikit ideale di David Eugene Edwards, già leader dei 16 Horsepower e da un decennio alla guida dei Woven Hand. Edwards trasuda carisma e personalità ad ogni sguardo, già a partire dai banali scatti fotografici destinati alla promozione discografica, sul palco poi è addirittura sciamanico, sacerdote di un culto che non è nè pagano nè cristiano, ma appartenente alla sua chiesa, che celebra le proprie funzioni attraverso un folk trasversale, talmente contaminato da altri generi (indie, country, world) da perdere meravigliosamente l'imprinting iniziale. Tra album originali e rielaborazione degli stessi, una decina di album dal 2002 ad oggi, partendo dall'opera omonima per arrivare a Threshingfloor del 2010.

1. Sinking hands
2. The threshing floor
3. A holy measure
4. Blue pail fever
5. Not one stone
6. Raise her hands
7. Orchard gate
8. Kingdom of ice
9. The speaking hands
10. Tin finger
11. Your Russia
12. Winter shaker
13. Whistlin girl


P.S. A voler essere pignoli la tracklist occupa sessanta minuti di tempo, volendo raggiungere la fatidica soglia di durata del titolo, è consigliabile aggiungere il recente mini live Black of the ink uscito a fine 2011.

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