martedì 17 aprile 2012

Tryin' to get to heaven



Non so, sarò io ad avere una morbosa attrazione per le figure controverse e tragiche degli sconfitti, ma dalla lettura del libro Nel fango del dio pallone ho trovato in Carlo Petrini un personaggio così dilaniato dai rimorsi e dai sensi di colpa da sembrare uscito da un libro di Dostoevsij.

La sua morte arriva con le prime pagine dei giornali ancora una volta riempite dall'ennesimo scandalo del calcio scommesse e da un'altra scomparsa improvvisa di un giovane calciatore, come a dare un beffardo senso all'ultima parte della sua esistenza, spesa proprio a denunciare eventi come questi.

Petrini ha passato la prima parte della sua vita vivendo come se non dovesse morire mai e la seconda come un morto che camminava solo per racconatare storie che nessuno in Italia aveva voglia di approfondire.

Se esiste al mondo un modo per riscattarsi da un'esistenza nata vigliacca e superficiale, non ne conosco uno più coraggioso di quello usato da Petrini.

Mi viene da ridere se penso che con ogni certezza, nessun protagonista del mondo del pallone parteciperà alle sue esequie, e più di uno tirerà un sospiro di sollievo.




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