lunedì 31 ottobre 2011

Outlaw tales, 2 di 4



Hank III
Guttertown (Megaforce Records - Hank 3 Records), 2011











Dell'importanza di un disco come Straigh to hell (2006) ho detto fino allo sfinimento, aggiungo che, per impatto e rilevanza, se il tempo fosse galantuomo quel disco dovrebbe diventare per il country ciò che London Calling dei Clash fu per il rock. Non mi sono però mai addentrato nella discussione del secondo cd di quell'opera. Credo in effetti di averlo ascoltato una sola volta, e di non aver nemmeno resistito fino alla sua conclusione. La ragione è presto detta, quel bonus disc conteneva un'unica traccia di tre quarti d'ora, satura di fields recordings, spezzoni di dialoghi da film, abbozzi di melodie, ipotesi di canzoni. Sembrava più che altro un esperimento fine a se stesso, uno sgarbo alla casa discografica, uno stronzo depositato in bella vista nel salotto buono. Oltre a questo, doveva competere con la qualità mostruosa dell'album principale e dunque non poteva esserci partita.





L'idea di sperimentare sfondando a testate ogni tipo di steccato musicale doveva però essere un tarlo serio, se cinque anni dopo Hank decide di ripetere quell'esperienza, da un lato strutturandola meglio ma dall'altro non rinunciando alla stessa (in)sana vena psicopatica. Nasce così Guttertown, "lato B" del più canonico Ghost to a ghost, e folle campo da gioco di Williams dove l'unica regola è che non esistono regole.





L'opera, suddivisa in diciannove tracce, abbraccia diversi stili e tendenze, a tutti però viene riservato un medesimo trattamento trasfigurante. La voce di Hank è spesso fuori registro, a volte distorta fino a diventare diabolica parodia da cartone animato, quando non è semplicemente sguaiata, stonata o ad alto tasso di alcool. Nel disco vagano fantasmi di quelli che una volta erano generi musicali (country, tex-mex, blues, cajun) oggi tormentati spettri alla ricerca di riposo. La follia che pervade queste incisioni fa emergere più i Residents che Waylon Jennings, i pezzi sono alternati da intermezzi composti da rumori di fondo, che vedono protagonisti grilli, cicale, fruscio di torrenti, acciotolamento di piatti, flipper, portiere di auto che sbattono e dio sa cos'altro, neanche fossero skit di un disco hip-hop, della durata però non di pochi secondi ma di diversi minuti. Alcuni di essi, nella loro allucinata struttura, risultano magnificamente ipnotici (l'opener Going to Guttertown, The dirt road, The low line) altri appesantiscono l'ascolto, ma comunque, per ragioni irrazionali, risultano funzionali al contesto.

Le canzoni più convenzionali, se così vogliamo chiamarle, hanno un mood ossessivo e sghembo, sia nelle esecuzioni più sfrenate, come nel caso delle pirotecniche Gutter stomp (dove il nostro si cimenta anche con il francese), Musha's, Dyin'day, I'll be gone che in quelle più inquetanti e malsane, come ad esempio la spettrale Chaos queen. I pezzi che si avvicinano maggiormente alla tradizione country-folk sono probabilmente quelli eseguiti in coppia con Eddie Pleasant: I promised e sopratutto Move them songs, in totale approccio Johnny Cash.
Anche in Guttertown, come per Ghost to a Ghost, c'è spazio per le ospitate di Tom Waits e Les Claypool, spazio peraltro più coerente rispetto al loro ruolo nel primo cd. Così Fadin' moon avvolge le sue spire attorno alla voce dell'artista di Swordfishtrombone e la conclusiva With the ship è un tributo allo stile demenziale (perfettamente in linea con il contesto, quindi) di Claypool e dei Primus. Ci sarebbe anche la conferma di un'altra ospitata, quella di Trooper (in Trooper's chaos) che è, beh, il cane di Hank, i cui latrati erano già stati campionati in Trooper's hollar, traccia otto del GtaG.







L'opera nel suo complesso (e nella sua complessità) è molto border-line, e anzi, il confine che demarca un prodotto ostico ma accessibile da uno che provoca rigetto è verosimilmente superato, ma a parere di chi scrive contiene anche più idee, coraggio e creatività del progetto principale. Oltre che ovviamente la conferma che l'interprete soffre di varie patologie mentali.

Quattro su cinque di giudizio finale mi sembra la valutazione opportuna, ma la sensazione è che il voto si potrebbe anche ulteriormente alzare in caso di ascolto abbinato al consumo massiccio di sostanze stupefacenti (lo dico per ipotesi, non per esperienza personale).











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