Anvil
Juggernaut of justice (The End Records, 2011)
Una volta tanto non mi devo sbattere a cercare definizioni barocche al genere musicale oggetto della recensione: questo è heavy-metal. Un solido, colossale, monolitico blocco di heavy-metal. A partire dai riff da headbeangin' passando per i testi epici per finire con la struttura dei brani, il nuovo full-lenght degli Anvil trasuda metallo da ogni microsolco.
Lips e Robb, colonna vertebrale,muscoli e sangue del corpo Anvil hanno fatto compiere alla loro creatura un altro passo in avanti. Bene ha fatto probabilmente l'impietosa autoanalisi dell'imperdibile documentario biografico di due anni fa, visto che questo Juggernaut of justice risulta maggiormente convincente rispetto a This is thirteen, la cui tormentata gestazione è raccontata nel film.
Con questo album infatti, sembra che Lips abbia completato l'operazione di recupero di autostima in se stesso e nella band, dando alla luce una feroce cavalcata di pezzi già classici, ispirati e poderosi, che vedono nella title-track, in When hell breaks loose, On fire, Turn it up, Running, Not afraid i suoi episodi migliori.
Velocità, riff e solo non hanno un attimo di pausa per tutta la durata del disco, fino alla penultima traccia, l'oscura Paranormal e a Swing thing, un imprevedibile e strepitoso strumentale in odore di jazz-metal che chiude il lavoro (in realtà il cd si trova anche in edizione limitata con tre bonus tracks).
Juggernaut of justice è in sintesi un disco di genere, classico e convincente. Niente di nuovo o rivoluzionario, solo robusto e ottuso metallo che ti fa maledire i pochi capelli in testa perchè ostano ad un headbangin come si deve.
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