mercoledì 17 agosto 2011

A Cornaredo la lotta continua





Persino ad uno negato per l'orientamento stradale come il sottoscritto, dopo quaranta chilometri percorsi senza vedere la meta e a fronte di una distanza prevista da google maps di sedici, sovviene il dubbio di aver sbagliato rotta. Ma è proprio quando la voglia di telefonare e coprire di insulti il collega che ti ha spiegato con sicumera che Cornaredo è sulla Milano-Meda si fa pressante, quando sei senza navigatore e non hai carte stradali, alle 21 passate, con la fame che morde lo stomaco, quando tutto ti indurrebbe a mollare il colpo e tornare a casa, quando insomma il gioco si fa duro, ecco, è proprio lì che viene fuori il combattente che non t'aspetti, l'intuizione risolutrice che alfin ti conduce all'area dei Comunisti in Festa a Cornaredo dove suoneranno i Gang.

Mollo l'auto parcheggiandola in piena modalità festival dell'Unità (non so perchè ma è l'unico contesto nel quale puoi lasciarla anche davanti casa del comandante dei vigili e passarla liscia) e dopo un rapido sopralluogo del posto, constatato che la zona concerti è ancora avvolta nel buio, tento la carta panino + birra, mi metto quindi pazientemente in coda,pago la mia consumazione ma alla fine desisto perchè 1) sono quasi le 22, ho il numero novanta e rotti e stanno servendo tipo il cinquantatre 2) ci sono solo due piastre che lavorano al ritmo di un panino ogni cinque minuti 3) le condizioni igieniche lì dentro ti fanno preferire di essere in una cucina da campo a Calcutta 4) i suddetti panini hanno un aspetto raccapricciante.
La birra cruda (prodotta in un'azienda locale) è invece è molto buona. Con la pancia che brontola e la bottiglia in mano mi appropinquo dunque allo spazio concerti giusto nel mentre partono le note inconfondibili di Socialdemocrazia.






Rieccomi dunque al cospetto dei Gang, un paio di anni dopo l'ultima volta e a ruota di un nuovo disco, che, nonostante non contenga materiale inedito, ho trovato comunque ispirato e opportuno. La band attacca La corte dei miracoli ed è sempre un bel sentire, con in canna il colpo del sing-along finale sui versi che il vento tristo/se la porti viaaaa.






Con i pezzi classici del repertorio cominciano anche le interazioni di Marino, che da comunicatore nato qual'è, non perde occasione di rivolgersi al pubblico. E' questo, nonostante i temi che si ripetono e i toni a volte un pò da sermone (laico, per carità), lo spettacolo nello spettacolo in un concerto dei Gang. Severini senior che parla a manetta, si appassiona, che cerca una scintilla negli occhi dei presenti, che sa di predicare ai convertiti e per questo non lesina le provocazioni. Una celebrazione delle canzoni della resistenza introduce La pianura dei sette fratelli (una canzone che dovrebbe essere patrimonio nazionale) e una favola (così la definisce lui) dei tempi lontani nei quali esisteva una classe operaia rispetto a quelli moderni nei quali c'è solo l'operaio, presta il fianco all'interpretazione di Sesto San Giovanni.






Resta un pò a bocca asciutta chi, come me, sperava di sentire qualche pezzo in più dall'ultimo album La rossa primavera, gli unici brani proposti sono Su in collina e Fischia il vento, non contando Dante Di Nanni che è nelle setilist della band da tempo immemore. Anche questo è il bello dei Gang, se ne fottono di promuovere i loro dischi appena usciti. Prendere o lasciare.Noi ovviamente prendiamo, perchè l'incanto di Bandito senza tempo, che non perde una briciola del suo fascino nemmeno dopo centinaia di ascolti o la suggestione di Prima della guerra o ancora la delicata potenza di Giorni, puntualmente ci disarmano. Lo show si chiude con la macchina Gang a tavoletta, Kowalski, Il bandito Trovarelli e Comandante viaggiano veloci, i bis con I fought the law dei Clash e La lotta continua, cantata a pieni polmoni dal pubblico che nel frattempo ha affollato l'area intorno al palco, infiammano gli spiriti, speriamo un pò tutti che la fiamma continui a bruciare per un pò.






Non si risparmia e non tradisce le attese la Severini's band, grazie ad una passione che, nonostante tutto, appare immutata nel tempo. Un pò di malinconia mi prende semmai per i contesti nei quali si esibisce. I Gang non sono, a mio avviso, un gruppo che vive solo grazie ad una appartenenza politica, ad un apparentamento di partito. Per altri basta mettere su una base ska o irish e sparare qualche slogan per avere visibilità assicurata e immancabile presenza al concertone del primo maggio. La componente idealista dei Gang è senza dubbio il cemento della loro casa ma loro, a differenza di altri, hanno hanno un patrimonio di dischi e canzoni di valore, con pochi pari in Italia. E loro, a differenza degli altri la propria diversità l'hanno davvero pagata, con l'ostracismo dell'establishment tutto, major e media in testa (dopo il concertone del primo maggio del 1991 nel quale in diretta nazionale invitarono allo sciopero generale contro il governo Craxi, furono banditi dalla RAI) che evidentemente non gradiscono, a prescindere dal colore politico, l'ostinata indipendenza. Non si merita, una band così, ubriachi molesti che da sotto il palco gli chiedono di suonare Albachiara, storditi che salgono sul palco a ballare, debosciati che gli versano il vino sui fili degli ampli provocando inevitabili black-out.






E' per il rispetto che si meritano che esprimo questi pensieri, non certo per una presunta seriosità dei loro act, visto che in realtà le loro esibizioni sono delle vere e proprie feste collettive, nelle quali i fans che arrivano da più lontano sono spesso invitati dividere palco e microfono (a Cornaredo è successo su Sesto San Giovanni e Comandante) e ai quali Marino si concede puntualmente per una chiaccherata a fine concerto.






Per quanto concerne l'aspetto discografico, anche a causa del durissimo scontro con la WEA a seguito della pubblicazione di Controverso (a seguito del quale alla band sono state chiuse le porta dell'industria discografica nazionale con una dinamica che è difficile non definire mafiosa), è dal 2000 che i Gang non pubblicano un disco di inediti. Possibile che un artista (anche della comunicazione) come Marino abbia finito le parole?

P.S. le foto del concerto non sono granchè, ma con il telefonino di meglio non mi riesce

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