Pensavo a come impostare la recensione de Una stagione selvaggia di Joe R. Lansdale quando ho improvvisamente realizzato che a prescindere dal valore intrinseco dell'opera il romanzo ha comunque prodotto un risultato molto significativo: farmi tornare a leggere dopo qualche mese di black-out assoluto. Si sa come vanno queste cose, ti intestardisci a leggere il libro sbagliato, lo molli,lo riprendi, passi ad un altro titolo, torni al precedente, ti viene la malavoglia. Ecco dunque il primo elemento di valore assoluto dell'arte di Lansdale:non si corrono questi rischi.
Entrando nel merito, Una stagione selvaggia è il libro che introduce ai lettori Hap e Leonard, la coppia di amici protagonista di una lunga saga di romanzi (nove, ad oggi). A causa della schizofrenia delle strategie editoriali italiane, questo esordio (del 1990)insieme al secondo episodio della serie sono stati pubblicati qualche anno dopo(2006) rispetto ai volumi dal terzo al sesto della cronologia originale (2001-2005). Peccato veniale, le storie sono godibilissime anche fuori continuity, ma siccome noi siamo precisini, leggerle in sequenze ci dà più soddisfazione.
Questo pilota (per usare un termine da serial tv) ci presenta i due amici, scavando nel loro passato (più in quello di Hap per la verità) e mettendoli in una situazione che dal primo istante minaccia di deragliare dalla prospettiva di partenza (soldi facili, c'è da chiederlo?) ad incognite mortali. Il tutto recapitato a domicilio dalla ex-moglie di Hap che, sfruttando l'ascendente che ancora ha su di lui, lo induce ad infilarsi in un'impresa complicata che riporterà Collins nei suoi luoghi d'infanzia: le paludi di Marvel Creek. Come complici un manipolo di improbabili oppositori al Sistema Capitalistico che hanno bisogno di fare cassa per iniziare la loro guerriglia.
Lansdale scandaglia una parte d'America che evidentemente conosce bene, quella parte degli stati del sud che vivono di violenza, razzismo,sopraffazione. Popolata da bifolchi, gangster, sognatori, falliti e disillusi. Attraverso scenari di povertà, sottoproletariato e lavori per passare la nottata ma senza alcuna prospettiva di stabilità. E' in questo humus che al freddo di una catapecchia senza riscaldamento, con il fiato che si condensa in nuvolette bianche, si srotolano piani e strategie per il colpo della vita, si pianificano omicidi, si oliano pistole arrugginite comprate al mercato nero pregando che non s'inceppino al momento sbagliato. Si va incontro a fallimenti annunciati.
Più che lo sviluppo della storia, avvincente ma in alcune parti un pò prevedibile per chi ha confidenza con il genere noir, gli elementi convincenti del romanzo sono un ritmo costantemente sostenuto, dei dialoghi sempre micidiali, battute corrosive, fantastiche caratterizzazioni di personaggi sghembi e assurdi, ma percepiti come reali.
Son qui che mi chiedo com'è che Hollywood, sempre alla disperata ricerca di soggetti cinematografici validi, non si butti a capofitto sulle storie di Lansdale. In alternativa la saga di Hap & Leonard potrebbe dar vita ad un serial televisivo di qualità, come ne abbiamo visti in questi ultimi anni.
NO, per carità, lascia Hap e Leonard dove stanno, non sopporterei di vederli incarnati da Will Smith e Brad Pitt...
RispondiEliminaPS Il libro preso et abbandonato più volte è quello che penso io?