mercoledì 1 giugno 2011

Non più sospiri




Come mai ho letto pagine e pagine di roba sui Fleet Foxes, sui Grizzly Bear e su ogni sfigato che ha messo su un gruppo con due chitarre e 4 Way Streets di CSN&Y sul comodino e non ho mai sentito celebrare a dovere i Mumford & sons? Sarà di certo colpa della mia sbadataggine, perchè gli inglesi in questione hanno pubblicato Sigh no more, il loro debutto full-lenght (dopo qualche EP di riscaldamento) alla fine del 2009.

Cosa li accomuna ai più celebrati soggetti di cui sopra? Beh, senza dubbio l'amore per il folk dei settanta, per le armonie vocali e per la melodia. Quello che li differenzia invece è una maggiore vitalità, un richiamo alla tradizione irlandese e un'abilità non comune nel piazzare degli esaltanti crescendo musicali, sempre utilizzando strumenti acustici: chitarre (tra le quali una di tipo resofonico), banjo, contrabbasso e organo. Il risultato finale è meno monocorde e di gran lunga più divertente della media di prodotti new folk che impazzano in questo periodo, almeno a mio avviso.

Sono in imbarazzo a segnalare alcuni brani privilegiandoli rispetto ad altri. L'album è davvero da ascoltare nella sua integrità, ma se proprio mi tirate per la giacca, consiglio la traccia che dà il titolo all'album, The cave, Winter winds, Roll away your stone, I gave you all, Little lion man e Awake my soul.

Da recuperare. Subito.



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