lunedì 8 novembre 2010

Happiness is...

Sarà capitato anche a voi di essere testimoni dell'insofferenza di amici/colleghi nei confronti del capo del lavoro, che periodicamente sfocia nella seguente promessa: "ah, ma se vinco al superenalotto vengo a lavorare solo per il gusto di mandarlo affanculo", vero?

Bene, tra tanti bassi e qualche alto, uno degli aspetti positivi del mestiere del sindacalista è proprio quello di sedere a volte al tavolo delle trattative con direttori del personale stronzoni (grand. figl. di putt. lup. mannar.) e temutissimi dai dipendenti, in una condizione di parità. Di più. Se la trattativa è pesa, con licenza di rispondere per le rime alle loro provocazioni, farli incazzare, prenderli per il culo, minacciarli di iniziative conflittuali. In sostanza mandarli a quel paese (cosa che ovviamente fanno anche loro nei nostri confronti). Di avere in sostanza possibilità vietate ai comuni dipendenti che vogliano conservare il proprio posto di lavoro.

Dura poco. E quasi sempre, in un modo o nell'altro il sciur padrun trova il modo di fartela pagare, ristabilendo così la giusta distanza tra lui e te. Ma i brevi istanti in cui gli tieni testa, come se fosse la cosa più normale del mondo, in cui l'abisso che ti separa socialmente è annullato da un ponte costituito da un tavolo di una sala riunioni, in cui gli leggi negli occhi l'incredulità di non trovarsi di fronte ad uno dei suoi tanti yes man, beh, in quegli istanti ti illudi che forse il tuo mestiere ha ancora un senso, nonostante tutto.

2 commenti:

  1. Ah, ma se io vinco al superenalotto un milione a testa per mandare a casa i dipendenti della ditta e un milione da investire in tritolo per far saltare in aria tutto.

    :D

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  2. Clint Eastwood sarebbe un ottimo sindacalista...

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