Isobel Campbell & Mark Lanegan
Hawk
V2/Cooperative, 2010
Sarà che è passato un pò di tempo dall'ultimo lavoro di mr Lanegan che mi ha entusiasmato (a occhio e croce direi Bubblegum), oppure che avevo quasi subito mollato per sfiancamento il suo sodalizio con la Campbell (ecco, invece dei Belle and Sebastian non sono mai stato fan) e cominciavo ad andare in astinenza del suo vocione, o può essere anche che a stimolarmi sia stata la notizia della presenza nella tracklist di due omaggi a Townes Van Zandt, ma sta di fatto che Hawk, quarta e ultima fatica del duo, mi sta dando non poche soddisfazioni
Il disco è strutturato in modo geometrico, tra i brani in cui Lanegan è lead vocal e la Cambbell si limita a fare dei bellissimi ricciolini alle o, quelli in cui il volante (vista la copertina...) passa alla scozzese e i duetti di rito.
Vista la premessa, mi corre l'obbligo di dire che le mie preferenze premiano decisamente le tracce eseguite dall'ex Screaming Trees.
Ma andiamo per ordine. Apre il lavoro la delicata e mistica We die and see beauty reign, giusto un sussurro sopra un leggerissimo arpeggio di chitarra. Un brano d'atmosfera disarmante, tanto semplice quanto efficace.
A seguire il primo dei grandi pezzi di Lanegan, You won't let me down again, bellissimo, trascinante, evocativo. Che riprende gli arrangiamenti essenziali di quel capolavoro che risponde al nome di Whiskey for the holy ghost.
Siamo ancora da quelle pittoresche parti per la successiva Snake song, (primo tributo a Van Zandt) chitarra acustica e slide a sorreggere un blues minimale. Ottima.
Come undone è una ballata sospesa tra il croonering (con tanto di archi) e la damned song, qualcosa nell'incedere ricorda I put a spell on you. Siamo alla traccia numero quattro e il livello si mantiene altissimo.
La traccia numero cinque (seconda cover di Townes) No place to fall è una nenia struggente, affascinante. Qui il vocione di Mark sembra irriconoscibile, e infatti a duettare con la Campbell è stavolta il giovane Wiily Mason. Get behind me chiude idealmente la prima parte del disco, e lo fa nel migliore dei modi, attraverso un rock and roll sporco, ruvido e primordiale. Altro tiro altro centro.
Time of the season è il primo brano in cui Isobel comincia a prendersi un pò di spazio, è una canzone dalle inaspettate sfumatore folk/pop. Ascoltandola è impossibile non rievocare i fantasmi di June Carter e Johnny Cash.
La title track, piazzata più o meno a metà del percorso, fa da intermezzo al passaggio di mano (e di atmosfere) del mood dell'album. E' un rythm and blues strumentale dalle parti degli Animals, scatenato e coinvolgente.
Sunrise è la prima canzone interpretata esclusivamente dalla parte femminile del duo. E' un pezzo onirico e dilatato, esattamente come ce lo si aspetterebbe da una che ha militato in un gruppo come i Belle and Sebastian. Lo stesso dicasi per To hell and & back again.
Sono ottimi pezzi, intendiamoci, ma fanno parte di quel lotto di canzoni che ne reggi al massimo due-tre, poi cominci a skippare.
Willy Mason torna a dare il suo contributo per Cool water, e io torno ad alzare all'insù il pollice. Green eyes, marcia irlandese che strizza l'occhio ai Waterboys, ci accompagna deliziosamente verso il gran finale.
Lately è infatti uno strepitoso ed imprevedibile pezzo soul a tinte gospel (con un fantastico giro di chitarra country!) che parte piano e poi si insinua subdolamente sottopelle, fottendoti senza scampo i sensi, ottenembrando la mente, spargendo gioia a piene mani. Capolavoro assoluto.
Il mio voto conclusivo è una media tra l'eccellenza dei pezzi di Lanegan più la traccia conclusiva (5 pinte) e i duetti sommati a quelli in cui la Campbell è solista (3). Viene una rispettabilissima media di quattro, nonchè un accorato appello ad accantonare i pregiudizi (che io stesso nutrivo) e a prestargli la necessaria attenzione.
Nessun commento:
Posta un commento