venerdì 16 luglio 2010

Talk talk

Nel discutere del mondiale appena terminato, uno degli aspetti che abbiamo spesso analizzato, è stato quello della qualità delle telecronache. Nell'occhio del ciclone giornalisti e commentatori, con Salvatore Bagni preso a simbolo del disastro. Vado controcorrente, a me l'ex numero quattro di Inter e Napoli piace nella sua totale, folle, verbosa anarchia, ma probabilmente è una cosa sentimentale mia. E comunque, da quando ricordi, i telecronisti sono sempre stati criticati; mio padre mi raccontava di Carosio, denigrandolo, e personalmente ricordo gli strafalcioni di Martellini e Pizzul.
Aldo Grasso, noto critico televisivo, ha fatto sul Corriere della Sera una breve analisi dello stato di questa particolare arte:




Bar sport Rai

Alla Rai sono da tempo abituati a suonarsela e a contarsela da soli; eppure, questa volta, sarà difficile negare il mezzo disastro della spedizione dei Mondiali in Sudafrica. Con tutta quella gente in allegra trasferta, alla faccia della crisi! Stiamo parlando di telecronache, commenti, notti «mondiali», non di ascolti: roba da filodrammatica, non degna di un Servizio pubblico.

Stiamo parlando dei commenti di Salvatore Bagni, uno che sa tutto di calcio ma che è completamente privo di autorevolezza: le sue osservazioni sono quelle tipiche che si sentono in un qualsiasi Bar Sport della riviera romagnola, le sue contraddizioni si manifestano più veloci di una ripartenza, e certe sue espressioni appaiono degne del rosso diretto (un conto è dire «forza d’inerzia», un conto è dire «inerzia », cioè inattività, passività, tutto il contrario di quello che sta succedendo in campo: «l’inerzia del gioco è ora passata a favore della Spagna »).

Non che i commenti di Fulvio Collovati o Beppe Dossena (l’unico ex torinista con l’aria antipatica) fossero migliori, anzi (domanda interessante: chi l’ha scelti e con quali criteri?). Speriamo solo che i criteri con cui è stata decisa la spedizione sudafricana non siano i soliti vigenti in Rai, cioè politici: però qualcuno dovrebbe dirci cosa ci facevano a Johannesburg Ubaldo Righetti, Carlo Longhi, Daniele Tombolini, Sandro Mazzola, Serse Cosmi e gli irreparabili Marino Bartoletti e Ivan Zazzaroni.

Le liti quotidiane fra Tombolini e Collovati restano fra le cose più stomachevoli che la Rai ha saputo regalarci. Stiamo parlando, ovviamente, anche del triste teatrino inscenato ogni sera a piazza di Siena tra Bisteccone Galeazzi e Maurizio Costanzo. Solo il rispetto per l’età ci impedisce di infierire e accodarci allo stuolo dei maramaldi. Però ci piace sottolineare che in Svizzera hanno trasmesso tutto le partite del Mondiale commentandole sobriamente da studio.

Telecronisti sbagliati anche per Sky

Massimo Mauro è il Salvatore Bagni di Sky, forse peggio. Sky ha investito molto sui Mondiali in Sudafrica. Soprattutto dal punto di vista tecnologico: i cinque canali dedicati all’avvenimento hanno offerto una straordinaria qualità d’immagine, come mai era capitato prima. Lavorando molto sulla tecnologia, Sky ha forse sottovalutato il fattore umano: le telecronache e i commenti, invece di migliorare, denunciano ormai una preoccupante fase involutiva. Urge intervenire. Sto parlando della coppia principe Caressa-Bergomi. Per non ripetere cose già dette, faccio un solo esempio: Beppe Bergomi, durante tutta la partita, si rivolge continuamente al suo compagno: Fabio di qui, Fabio di là. Possibile che non ci sia uno che gli spieghi che le sue pur pregevoli osservazioni acquistano più valore se rivolte al pubblico e non al suo amichetto? Luca Marchegiani e Antonio Di Gennaro sono molto bravi: ma non so se gli accoppiamenti fossero quelli giusti. Marchegiani rende di più con Maurizio Compagnoni, quanto meno ne tempera l’enfasi.

Qualcosa di più mi aspettavo dallo studio: ho la sensazione che ormai a Ilaria D’Amico, chiamata a più alti impegni giornalistici, il calcio cominci a stare stretto. Se in Rai i criteri di scelta sono essenzialmente politici, a Sky si privilegia la geopolitica del calcio padrone (l’inutile Boban per i milanisti, Mauro per gli juventini, ecc.). Così, di fronte agli ottimi commenti di Gianluca Vialli, lo spettatore si deve sorbire la vuvuzela di Mauro, uno che non volendo mai scontentare nessuno finisce per scontentare tutti, persino se stesso.

Un vizio comune ai telecronisti Sky è quello di voler interpretare la psicologia degli arbitri (piuttosto scarsini quelli visti all’opera in Sudafrica): non ha fischiato perché, non ha estratto il cartellino perché... Nelle telecronache, Sky denuncia una sudamericanizzazione, ma siamo in Europa, abbiamo pur sempre una tradizione.

3 commenti:

  1. interessante anche se scopre poco. un appunto al bravo grasso: "l'inerzia della partita" l'hanno inventato i telecronisti italiani dell'nba, forse addirittura dan peterson, e la descrizione è entrata nell'italiano corrente, quindi secondo me grasso ha forzato un po' l'esempio, e quella potrebbe essere l'unica cosa quasi giusta che ha detto bagni negli ultimi 5 anni di telecronache

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  2. come già detto e ripetuto a me irritano i telecronisti odierni perché non sono più dei "bravi telecronisti" ma tendono a diventare personaggi-icona (come fa l'irritante Caressa) o a inventare tormentoni (ancora Caressa e quell'altro che grida "rrrete! rrrete!" sempre su Sky.
    Insomma si dimenticano che sono lì per rendere un servizio e non per diventare delle star.
    Li preferirei più gentiluomini (come forse il solo Stefano Bizzotto è rimasto).

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  3. Avrei preferito che non usassi il nome di uno dei miei gruppi favoriti come titolo:(((
    Lisa

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