La pallina corre veloce, inarrestabile, sul piano inclinato dei rapporti tra Mackey e Vendrell, nel momento in cui Vic e Ronnie Gardocki, l’ultimo rimasto nello Strike Team, decidono che Shane deve pagare con la vita per l’omicidio di Lem. Vendetta chiama vendetta, e Shane, sopravvissuto fortuitamente all’imboscata, decide di vendicarsi, affidandosi ad un killer che però fallisce il colpo, viene arrestato e accusa Shane di averlo assoldato.
Comincia a questo punto un'inverosimile fuga di Vandrell, che scappa e si porta appresso la moglie incinta e il figlioletto malato. Questa incredibile, disperata, stupida mossa, cementa il malsano legame della coppia, ma segna definitivamente il loro destino, agghiacciante ma inevitabile.
Vic Mackey dal canto suo, pensa di prendere in contropiede Shane (che potrebbe confessare tutti i crimini dello Strike Team e affossarlo) e riesce a fare un accordo con i federali, una sanatoria totale sui suoi crimini in cambio dell’arresto di un big one della mala che solo lui è in grado di prendere. La puntata in cui Vic confessa tutti i suoi reati (condannando al carcere a vita Ronnie che non ha salvacondotti) è da storia della televisione. Perfetta. Spietata. Un meccanismo ad orolgeria. Tutti i suoi nemici (che a rigor di logica sarebbero i buoni) sono annientati, è lui ancora una volta il vincitore, la sua astuzia ha avuto la meglio.
La spietata bravura degli autori riesce a ribaltare tutto nell’ultimo episodio, quando si compie il fato di Shane e famiglia. Venendo a cadere la minaccia dell’ex amico di rivelare tutte le malefatte della Squadra, è di fatto inutile la confessione preventiva e il conseguente tradimento nei confronti di Ronnie, che è dunque spacciato solo per le accuse di Vic.
Corinne, dopo aver collaborato con la polizia per incastrare il marito, lo abbandona portandosi appresso la famiglia. Mackey viene convocato nella stanza degli interrogatori, fatto sedere dalla parte dei sospettati e messo al corrente della fine di Shane. Poi assiste all'arresto di Gardocki che viene portato via con la forza mentre impreca contro di lui. I federali si vendicano dal raggiro ricevuto assegnadolo a banali mansioni d’ufficio fino al raggiungimento dell'età della pensione.
Vic Mackey dal canto suo, pensa di prendere in contropiede Shane (che potrebbe confessare tutti i crimini dello Strike Team e affossarlo) e riesce a fare un accordo con i federali, una sanatoria totale sui suoi crimini in cambio dell’arresto di un big one della mala che solo lui è in grado di prendere. La puntata in cui Vic confessa tutti i suoi reati (condannando al carcere a vita Ronnie che non ha salvacondotti) è da storia della televisione. Perfetta. Spietata. Un meccanismo ad orolgeria. Tutti i suoi nemici (che a rigor di logica sarebbero i buoni) sono annientati, è lui ancora una volta il vincitore, la sua astuzia ha avuto la meglio.
La spietata bravura degli autori riesce a ribaltare tutto nell’ultimo episodio, quando si compie il fato di Shane e famiglia. Venendo a cadere la minaccia dell’ex amico di rivelare tutte le malefatte della Squadra, è di fatto inutile la confessione preventiva e il conseguente tradimento nei confronti di Ronnie, che è dunque spacciato solo per le accuse di Vic.
Corinne, dopo aver collaborato con la polizia per incastrare il marito, lo abbandona portandosi appresso la famiglia. Mackey viene convocato nella stanza degli interrogatori, fatto sedere dalla parte dei sospettati e messo al corrente della fine di Shane. Poi assiste all'arresto di Gardocki che viene portato via con la forza mentre impreca contro di lui. I federali si vendicano dal raggiro ricevuto assegnadolo a banali mansioni d’ufficio fino al raggiungimento dell'età della pensione.
Il grande e potente Vic Mackey subisce quindi una condanna peggiore della morte, privato della famiglia, degli amici, della stima dei colleghi, del suo amato lavoro nelle strade. La telecamera si ostina ad inquadrare i suoi occhi azzurri, forti, determinati. Sembra che da un momento all’altro possano cedere, lasciar sgorgare le lacrime. Ma quel momento passa. La mano di Vic si sposta, va a cercare qualcosa sotto la giacca. E’ l’ inconfondibile oggetto nero e lucido che l’ha contraddistinto da sempre, quello che è diventato ormai una naturale appendice del suo corpo. La sua pistola. Lei c'è ancora. Non lo ha abbandonato. Il contatto con il ferro gli conferisce forza, gli dà fiducia. Il ghigno di sfida al quale tutti i suoi nemici si sono dovuti arrendere torna ad incorniciargli il viso. Titoli di coda.
Un plauso agli autori, capaci di concludere magnificamente una delle serie poliziesce più riuscite di tutti i tempi, che ha regalato a pochi ma affezionatissimi fans, momenti di straordinaria tensione e coinvolgimento. Seppur imperfette, nessuna delle sette stagioni della serie si è rivelata deludente o "tirata via". Oltre alle prime due, impossibile non celebrare la quarta (guest star una memorabile Glenn Close) e la quinta (con un implacabile Forest Whitaker). Tra gli interpreti, impossibile non segnalare la bravura di Michael Chiklis, la crescita espressiva di Walton Goggins
e la certezza rappresentata da CCH Pounder.
Per il realismo delle situazioni e la distanza dai tipici drama polizieschi televisivi, sono in molti a sostenere che l'unico rivale di The Shield sia stato The Wire. Non avendo sufficiente esperienza della serie in questione, mi permetto di aggiungere alla lista l'antenato Hill Street Blues (in Italia Hill Street giorno e notte), vero e proprio precursore dei polizieschi realistici e di qualità.
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