venerdì 18 giugno 2010

Justice, at least

Qualche giorno fa David Cameron, nuovo primo ministro inglese, si è scusato con i familiari delle vittime irlandesi del Bloody Sunday.
Ricorderete l'episodio, il 30 gennaio 1972, i parà britannici spararono contro una folla inerme che stava manifestano a Derry, lasciando a terra 14 morti. E' l'episodio simbolo della guerra civile in Irlanda del Nord, l'elemento scatenante che ha fatto degenerare il conflitto e gonfiato le file dell'IRA di giovani volenterosi.

Il 15 giugno del 2010, a seguito del rapporto finale di quella strage, Cameron si è presentato davanti alla stampa e ha ammesso le responsabilità del corpo speciale inglese, che ha fatto fuoco in modo "ingiusto e ingiustificato".

Superata in fretta la prima reazione sarcastica, legata all'ovvietà della conclusione e al tempo che c'è voluto per ammetterla, è subentrata in me l'ulteriore certezza della differenza abissale che esiste, ed è sempre esistita, tra la politica di questi popoli e la nostra.

Quante situazioni simili abbiamo avuto in Italia, dal dopoguerra in poi?
Gesù, non è stata fatta piena luce nemmeno per Portella della Ginestra (lì di anni ne sono passati più di sessanta), figuriamoci se un presidente del consiglio si scuserà mai per il ruolo dei servizi segreti nelle stragi dell'Italicus, Ustica, Piazza Fontana, Bologna e via discorrendo.

No, non c'è un cazzo da scherzare.

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