martedì 25 maggio 2010

Così lontano, così vicino


Solo il tempo ci dirà se Nina Zilli, classe 1983, una discreta gavetta in diverse formazioni, è un prodotto preconfezionato delle major sull'onda del revival e di Amy Winehouse, o se è invece è tutto oro quello che luccica.

Intanto godiamoci Sempre Lontano, il suo album d'esordio che scorre via leggero ma intrigante, con lei che afferma una personalità e uno stile non banali.
I primi collegamenti che vengono in mente sono con Mina degli anni sessanta e con certe colonne sonore dei film di quell'epoca, ma la cosa non si ferma qui.
Si sente l'influenza anche dello stile retrò di Giuliano Palma (che infatti collabora a 50mila), tributi alle vecchie cose di Sergio Caputo, spruzzate di soul, con tanto di fiati e cori femminili (nelle due tracce Il paradiso e L'inferno), ma anche qualche episodio reggae alla Africa Unite (Penelope e No pressure, l'unico pezzo in inglese del lotto).
Nell'attacco di C'era una volta sembra di riconoscere Stay (degli Zodiacs via Jackson Brown) e qualcosa in Tutto bene ricorda Not fade away di Buddy Holly (via Stones).
L'amore verrà è la cover italianizzata di You can't hurry love delle Supremes (via Phil Collins).
Bellissimo chiude la track list ed è anche il mio pezzo preferito.


Il disco è ottimamente confezionato e prodotto, la voce di Nina si erge bene sul tappeto musicale che ha a disposizione, l'effetto nostalgia è raggiunto con classe. Volendo essere pignoli, resta solo la domanda che ponevo in premessa, ma in ogni caso non è elemento che pregiudica il piacere dell'ascolto.

2 commenti:

  1. Che coincidenza: l'ho qscoltato ieri per la prima e seconda volta e stavo cercando di riordinare le idee per mette giù un post.
    Comunque la hit "L'uomo Che Amava Le Donne" è la meno bella.
    O forse sono i passaggi in radio che me l'hanno fatta venire a noia.

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