E' proprio vero che c'è un tempo per ogni cosa, e che a volte bisogna saper aspettare. 17 Re, il secondo disco dei Litfiba, lo ascoltai per la prima volta più di vent'anni fa (la release è dell'86) , convinto dal tam tam entusiastico di molte riviste musicali che vedevano nella band fiorentina una delle risposte italiane più convincenti alla new wave inglese (che nel frattempo si era esaurita, ma vabbeh).
Non so bene cosa mi aspettassi, all'epoca ero alla costante ricerca di un disco italiano dal respiro internazionale, testi, produzione, arrangiamenti che uscissero dai nostri scantinati e che camminassero a testa alta nelle strade in cui circolavano da tempo Bowie, i Clash e Springsteen, giusto per fare dei nomi.
Questo dei Litfiba mi fu prestato da un amico fan anche dei Diaframma. Il disco era una specie di doppio EP (sedici brani stampati su quattro facciate) a grande vantaggio della qualità sonora.
La musica però non mi aveva coinvolto, la mia passione rocchettara era forse ancora troppo legata a vacuità e ritornelli facili per apprezzare qualcosa che, a suo modo, richiedeva una soglia d'attenzione diversa.
Non sapevo all'epoca delle tremende tensioni interne che già dilaniavano il gruppo, con i giovani Pelù e Renzulli a dibattere su tutto e il già saggio Maroccolo e "Ringo" De Palma a cercare di tenere in piedi la baracca (non riuscendoci a lungo).
Non avevo allora la "competenza" per andare oltre lo splendido ritornello e capire fino in fondo una open track straordinaria come Resta (una parte di me / quella più vicina al nulla), o il romanticismo storto di Cafè, mexal e Rosita, oppure la citazione letteraria di Pierrot e la luna, la lunga cavalcata che porta fino a Come un dio, Apapaia, Gira nel mio cerchio.
Oggi, con clamoroso e ingiustificabile ritardo mi perdo tra queste note con l'innocenza di un bambino, e mi chiedo come potevo essere all'epoca così cieco e sordo a cotanti stimoli.
Oggi, con clamoroso e ingiustificabile ritardo mi perdo tra queste note con l'innocenza di un bambino, e mi chiedo come potevo essere all'epoca così cieco e sordo a cotanti stimoli.
commosso ringrazio e ti abbraccio fraternamente.
RispondiEliminamau
quello che stavo cercando, grazie
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