sabato 12 dicembre 2009

Monster inc.


Quello del cosiddetto mostro di Firenze (qui la scheda wikipedia ) è indubbiamente uno dei misteri della cronaca nera più intrigati, complessi e agghiaccianti della storia recente del nostro Paese.
A seconda delle interpretazione date alla catena di uccisioni, visto che per il primo duplice omicidio del 1968 ( in cui per la prima volta è stata usta la pistola Beretta con proiettili Winchester marcati con una lettera H, che poi è diventata il drammatico marchio di fabbrica dei delitti) i colpevoli sono stati individuati e arrestati, si parla di quattordici o sedici omicidi, che sono stati perpetrati, sempre d’estate, fino all’8 settembre 1985.

Non è la prima volta che cinema e tv si occupano di questo caso, che evidentemente attrae morbosamente la curiosità di tutti, tra docu-fiction, ricostruzioni giornalistiche, film per il grande schermo (L’assassino è ancora tra noi di Teti e Il Mostro di Firenze, di Ferrario, entrambi del 1986) si può dire che non si è mai dimenticata questa raccapricciante scia di sangue che ha attraversato tre lustri delle nostre vite.

Oggi ci ha riprovato Fox Crime, canale satellitare di Sky, che aveva già prodotto altri serial come Romanzo Criminale e di recente Moana, a rispolverare la vicenda. Certo, è complicato preparare una fiction che si inserisce nel genere noir, senza poter rivelare alla fine l’identità del colpevole, ma probabilmente i responsabili della produzione hanno puntato sulla presa che ancora oggi la storia ha sulla gente e si sono buttati nell’impresa.

Altra difficoltà che probabilmente hanno avuto gli autori è stata quella di trovare un personaggio che potesse far breccia nel pubblico, fidelizzarlo, visto l’arco di tempo attraversato e l’incredibile susseguirsi di team di investigatori che si sono occupati del caso, era impossibile trovare un unico protagonista su cui far riferimento per le sei puntate del telefilm. Alla fine la scelta è caduta sulla famiglia Rontini, la cui unica figlia, Pia, è stata, insieme al suo fidanzato, la penultima vittima della follia dei serial killer, il 29 luglio 1984. In particolare si può dire che il perno attorno al quale ruota la storia è il capofamiglia, Renzo Rontini, impersonato dal sempre bravo Ennio Fantastichini. Nel cast, tra gli altri, segnalo Bebo Storti, Corso Salani e Marco Giallini.

Per il resto gli sceneggiatori hanno cercato di far emergere tutte le contraddizioni, gli errori, le superficialità, le coperture anche politiche ed istituzionali, che il caso ha presentato nel corso degli anni. L’impressione è che, ogni qual volta si apriva una pista nuova accadeva qualcosa che la faceva chiudere, o se ne spalancavano altre che rinnegavano quanto fatto in precedenza e rimettevano le pedine sulla casella di partenza. Sparizione di fascicoli all’interno della procura, telefonate e lettere minatorie agli investigatori, persone implicate nei delitti scomparse o uccise: la vicenda di questo (sarebbe meglio dire questi) serial killer appare molto, ma molto, più ingombrante di un normale caso di omicidi in serie. Ma questo si era capito da un pezzo.

Da un punto di vista artistico, si apprezza lo sforzo della produzione italiana di avvicinarsi ai livelli americani del genere, a partire dalle immagini che fanno da sfondo ai titoli di testa, efficaci e professionali, da far invidia a molti incipit cinematografici nostrani. Il resto però raggiunge risultati altalenanti, la recitazione passa da buone prove (Fantastichini su tutti) a momenti imbarazzanti di semi dilettantismo. La regia è diligente ma nulla più, buona la fotografia e la colonna sonora, che in qualche passaggio ricorda qualcosa delle colonne sonore dei Goblin per le produzioni di Dario Argento.

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