Premetto che non ho mai ascoltato un disco dei Muse in precedenza, niente di più facile quindi che davanti alle due considerazioni che sto per fare qualcuno se ne abbia a dire che ho scoperto l'acqua calda.
The Resistance arriva nei negozi dopo un enorme campagna pubblicitaria. Oramai quando le major hanno un gruppo che ritengono possa vendere qualche ciddì in più, lo pompano manco fossero i Beatles, cominciando mesi prima a parlarne in termini apocalittici. La promozione dura quanto le primarie del piddì.
Per essere un gruppo affermato da tempo e con un proprio brand personale, devo dire che i ragazzi saccheggiano mica male a destra e manca. In Uprising (il singolo che ha anticipato l'uscita dell'album) per fare un esempio, il tappeto di percussioni iniziale e tutto il brano fino al ritornello, ricordano molto da vicino alcune delle cose più recenti di Marilyn Manson.
Buona la title track, altro pezzo dalle potenzialità commerciali, possibile nuovo singolo.
L'opera è spesso in bilico tra una certa pomposità di fondo, un'utilizzo pop della musica classica (per i lunghi break di pianoforte), molte assonanze con i Queen. In questo senso, la traccia numero quattro, la lunga United States of Eurasia, paga un tributo così evidente al gruppo di Freddy Mercury da sembrare una autentica outtake da Innuendo.
Il disco si chiude con la suite in tre parti di Exogenesis. Qui emerge un certo amore per le colonne sonore strumentali e... per i Radiohead, sopratutto per l'uso del falsetto e delle sonorità orchestrali tipiche della band di Yorke.
L'opera è spesso in bilico tra una certa pomposità di fondo, un'utilizzo pop della musica classica (per i lunghi break di pianoforte), molte assonanze con i Queen. In questo senso, la traccia numero quattro, la lunga United States of Eurasia, paga un tributo così evidente al gruppo di Freddy Mercury da sembrare una autentica outtake da Innuendo.
Il disco si chiude con la suite in tre parti di Exogenesis. Qui emerge un certo amore per le colonne sonore strumentali e... per i Radiohead, sopratutto per l'uso del falsetto e delle sonorità orchestrali tipiche della band di Yorke.
Un imbarazzante disco di plagi quindi? No, o non solo almeno. Da neofita del gruppo trovo The Resistance un album piacevole. Il sound è apprezzabile, così come le composizioni e le aperture melodiche: un pop elaborato che riesce a non essere saccente.
Hai scoperto l'acqua calda!!!
RispondiEliminaahahah
RispondiEliminagrande favaccia!
Tutto qui?:(((
RispondiEliminaLisa
beh sì, dai
RispondiEliminaI loro primi due dischi sono molto carini... dal terzo in poi mi danno noia a palate.
RispondiEliminaPer quanto riguarda la storia 'plagi'... strano non ci sia niente di Battistiano. Uno dei miei tre negozianti di fiducia qui in Como ha fra la sua schiera di clienti Bellamy. Dice che compra molto di battisti e altri musicisti del suo calibro quando va in negozio. :D
Sarà per il prossimo disco...
RispondiEliminaSei riuscito ad ascoltarlo ancora un po'? Io continuo ad ascoltarlo e mi piace parecchio.
RispondiEliminaNon sono d'accordo con tutto quello che scrivi, però - al solito - massimo rispetto.
E poi la frase "La promozione dura quanto le primarie del piddì" vale da sola tutto il post.
ahahahaaha, geniale!