venerdì 31 luglio 2009

Bringing it all back home

L'agenzia arriva pianopiano sotttovoce. Littorio, pardon, Vittorio Feltri torna alla direzione de Il Giornale. La notizia lascia nella disperazione tanti fini intellettuali, fedeli lettori di Libero.

Mi sento comunque di tranquillizzare i numerosi fans di Mario Giordano, direttore uscente del giornale di (Paolo, eh!) Berlusconi. Non andrà in cassa integrazione, ma ricoprirà la carica di Direttore Nuove Iniziative news di Mediaset. Come sempre, tutto torna.

I'm in love with my car

La mia fedele utilitaria ha "compiuto" in questi giorni duecentomila chilometri. Mi sembra ieri che la provavo dal concessionario. Devo confessare che non l'ho mai trattata benissimo. Usata tanto, lavata sempre poco. Ma lei non si è mai lamentata. L'ho guidata su interminabili starde sterrate, stretti tornanti di mare e montagna, ha subito grandinate bibliche, è stata vittima di tamponamenti, sciagurati le hanno violato i vetri per rubare l'autoradio, ma lei ha resistito a tutto.
Non posso ancora concederle il riposo che merita, anzi devo chiederle almeno un altro paio d'anni d'affidabile compagnia.

Però un regalo senz'altro lo merita. Ho deciso che per celebrare questo invidiabile traguardo potrei donarle un'antenna nuova per la radio, vista che quella originale le è stata rubata già da qualche anno.
Ai prossimi centomila.





World wide Etiquette, part 1

Ieri abbiamo passato tutto il pomeriggio negli uffici di una delle più importanti compagnie aeree mondiali per il rinnovo del contratto di lavoro dei loro dipendenti. Mentre aspettavamo l'arrivo della delegazione, proveniente da mezza europa, ho curiosato un pò nell'elegante sala riunioni che ci ospitava. Oltre ad un invidiabile minibar (puntualmente saccheggiato), ho trovato alcuni opuscoli davvero molto interessanti.
La palma del migliore va senza dubbio ad un quick reference per i manager del gruppo in trasferta world wide, ricco di preziosi consigli su usi, costumi e abitudini dei vari paesi sparsi nel continente, e sulle etichette da tenere in presenza delle delegazioni delle aziende in questi stati.
L'occasione era troppo ghiotta per lascermela sfuggire, perciò dopo essermene indebitamente appropriato , eccomi qui a condivederlo con voi.
Buon divertimento.



(CLICCATE SULL'IMMAGINE PER INGRANDIRLA)

mercoledì 29 luglio 2009

Film che odiano i libri


Va beh, leviamoci il pensiero. Come successe per Non è un paese per vecchi, che finii di leggere e qualche giorno dopo vidi in dvd, anche per Uomini che odiano le donne ho sfruttato questa curiosa possibilità. Addirittura stavolta ho terminato il libro alla mattina e la sera ho visto il film al cinema, in una delle ultime sale che lo teneva ancora in programmazione.

Come già anticipato nel box dei commenti al post del libro, la versione cinematografica dell'opera di Larsson è stata una cocente delusione, da ogni punto di vista. Non è la solita menata che: "era meglio il libro", Uomini che odiano le donne è proprio un film brutto in se stesso.

Poi certo, l'adattamento dal libro è tremendo. La storia è ridotta talmente all'osso da diventare lacunosa: non solo è stata sfoltita già a partire dalla sceneggiatura, semplificando (banalizzando direi) drasticamente gli avvenimenti, ma probabilmente è stata ulteriormente ridimensionata anche in fase di montaggio, perchè guardando il film si ha la netta sensazione che manchino dei pezzi, come se per stare il più possibile nel perimetro delle due ore abbiano sforbiciato quasi a caso parti di pellicola. Delle atmosfere cupe descritte da Larsson non resta praticamente nulla, così come della complessa psicologia dei personaggi. C'è solo una corsa frenetica e illogica alla soluzione finale del mistero.

Non conosco il cinema svedese, e quindi quello che sto per dire magari è una bestemmia, ma gli attori, a partire da Michael Nyqvist, che impersona il protagonista, sono di un inespressività tale da provocare , in alcuni punti del film, momenti di comicità involontaria. La regia è piatta e a tratti sembra di vedere una fiction televisiva tipo Il commissario Rex. Persino la fotografia, che poteva contare su paesaggi affascinanti, risulta scolastica.
Si salva in pratica solo la giovane attrice Noomi Rapace, davvero perfetta nel vestire i panni di Lisbeth Salander.


Spero si fermino qui e non ambiscano ad una trilogia cinematografica...

martedì 28 luglio 2009

La soluzione?

Posto questo lungo ma interessante articolo del Corsera, in merito all'annosa polemica major/download illegale. Qualcosa forse si sta muovendo, attraverso lo strumento del free streaming.


La nuova musica gratuita, e legale

Tendenza da Londra: «streaming» invece della pirateria Solo un ragazzino su quattro scarica ancora file proibiti

Computer, televisori e telefoni­ni diventano un juke-box vir­tuale, collegato a canzoni da ascoltare — gratuitamente — ogni volta che si vuole. La nuova frontiera della musica di­gitale si chiama streaming : è legale e a costo zero (per i consumatori). Sca­ricare le melodie preferite da Internet per poi trascinarle su cd sta diventan­do un sistema vetusto, soprattutto fra gli adolescenti: è cambiata la cul­tura del possesso. Vinili e cd sono og­getti da collezionisti. Non si acquista più un album a occhi chiusi ma si va in negozio (forse) soltanto dopo aver­lo ascoltato più di una volta: su Inter­net, connettendosi con il computer di casa o dell’ufficio, o con il telefoni­no. E poi si condivide l’emozione o la scoperta creando una playlist e met­tendo il file su Facebook o Twitter.

Zlatan's dreams always come true

Quando da ragazzino giocavo a calcio era opinione comune di molti, nell'ambiente, che per essere un giocatore di classe, diciamo un numero dieci, la misura delle scarpe non doveva superare il 39/40. Questa convinzione, non so bene basata su quali elementi scientifici, è durata molto tempo. Almeno fino all'arrivo di Zlatan Ibrahimovic.

A quel punto tutte le teorie incrollabili e le consuetudini radicate sono andate a farsi benedire. Il ragazzo è alto un metro e novantadue, e calza un numero di scarpe che tende al cinquanta. Ad andargli bene, vent'anni fa l'avrebbero schierato come stopper a menar randellate, oggi è uno dei calciatori più pagati al mondo. E anche una delle persone più antipatiche che esistano, devo aggiungere. Tanto che ho riflettuto a lungo se fosse "meritevole" di due righe di saluto, adesso che pare abbia coronato il sogno della sua vita di giocare nel Barcellona.

Alla fine l'ho fatto perchè sono convinto che i tifosi dell'Inter lo rimpiangeranno. Moratti avrà anche fatto (forse per la prima volta) un ottimo affare economico, ma, pur nella diversità di caratteristiche tecniche, credo che Eto'o sia lontano dal livello dello svedesone.

Sopratutto per il contesto in cui si cala, visto che la squadra nerazzurra non ha esattamente il gioco spumeggiante del Barca, che permette alle sue punte di ricevere una dose considerevole di palloni giocabili durante ogni partita. Costruita fino a centrocampo più sulla forza che sulla fantasia, l'Inter era un panzer che badava al sodo più che alla fluidità del gioco, tanto nei momenti di difficoltà (frequenti, nonostante le vittorie), c'era lo schema palla lunga dalla difesa all'area avversaria, che quello lì, tra stop di piatto a sei metri d'altezza o agganci impossibili, qualcosa riusciva sempre a ricavarci.
Scostante, arrogante, egocentrico, Ibrahimovic era perfetto per questo ruolo, ho perso il conto di quante partite si sono risolte grazie a lui.

Tutta acqua passata adesso, il futuro si chiama Eto'o (e Milito, non dimentichiamolo). Persino la maglietta con il numero otto che avevo preso un paio d'anni fa a Stefano gli sta ormai piccola. Come l'Inter a Ibra, presumo.

Ciao ciao Zlatan. Con rancore.

lunedì 27 luglio 2009

Uomini che odiano le donne


Diciamo la verità. C'è solo una cosa che ci piace di più di snobbare un best-seller che ha venduto a camionate, e che abbiamo visto in mano ad ogni genere di persone. Leggerlo e parlarne con sussiego. Quasi si debba trovare una giustificazione al fatto che ci si abbassi ad un genere di lettura popolare. Ecco, non è possibile applicare questa pratica a Uomini che amano le donne, volume che apre la ormai famosa trilogia Millennium di Stieg Larsson, visto che leggerlo è stato piacevole e a tratti avvincente.


La storia è ambientata in Svezia nei giorni nostri. Michael Blomqvist è un giornalista economico indipendente. Quarantatreenne, divorziato, affascinate. La sua carriera sbanda improvvisamente quando sbaglia un pezzo di denuncia contro un controverso finanziere e perde la causa intentata dal potentissimo uomo d'affari.

Questo evento ne mina la preziosa credibilità giornalistica e la testata di cui è co-fondatore (Millennium) rischia di fallire. In questo delicatissimo momento della sua vita personale e professionale viene contattato da un ottantenne ex-magnate d'industria svedese, un tempo a capo di un impero mondiale, che gli chiede di risolvere un mistero vecchio di quarant'anni: la scomparsa dell'adorata nipote Harriet, avvenuta nell'estate del 1966.

Lisbeth Salander è una ragazza venticinquenne dal passato molto problematico. Internata in passato un istituto psichiatrico per i suoi comportamenti asociali, oggi è costretta ad essere seguita da un tutore legale. Ma la Salander è anche un hacker ("il migliore di Svezia") e una mente geniale dotata di qualità fuori dal comune. Impiegata free-lance in un'agenzia di investigazioni e sicurezza privata, sbalordisce tutti riuscendo a completare delle ricerche di una accuratezza senza precedenti sui soggetti che gli vengono assegnati. Anche lei non se la sta passando bene, a causa della sostituzione del suo anziano e paterno tutore, colpito da ictus, con un altro legale, bieco e prevaricatore.

I due protagonisti, dapprima divisi, sono ovviamente destinati ad incontrarsi e a lavorare insieme sulla scomparsa della giovane Harriet conducendo delle indagini che coinvolgeranno i membri della numerosa famiglia del miliardario che ha ingaggiato Blomqvist.

Cupo e violento tributo alle donne vittime di violenza in Svezia (impressionante il numero statistico di questi reati, riportato a prologo di alcuni capitoli ) , Uomini che odiano le donne se da una parte è uno straordinario omaggio ai libri gialli classici, dall'altro ci consente una panoramica sulla Svezia dei giorni nostri, di cui sfata il mito della società perfetta dove tutto funziona e sorprendentemente conferma invece il vecchio luogo comune della libertà nei costumi sessuali .

Stieg Larsson se la prende comoda, divaga, cattura l'attenzione del lettore per poi spostarla o depistarla, è un narratore abile e consumato. Ha inoltre il merito di creare un nuovo, splendido e tormentato personaggio letterario come Lisbeth Salander, mentre per il protagonista Michel Blomqvist si lascia prendere un pò la mano, dipingendolo troppo virtuoso, idealista, intelligente, simpatico ed anche affascinante, visto che si scopa praticamente tutte le femmine che gli capitano a tiro.


A parte questo perdonabile peccato di presunzione (viene da pensare che Blomqvist sia un pò l'alter-ego dell'autore), per il resto c'è poco da dire, il libro funziona. Nonostante le quasi settecento pagine conserva spesso un buon ritmo e riesce a conquistare in fretta la sospensione dell' incredulità del lettore, cavandosela così anche nella parti magari meno verosimili. Però la sua struttura resta solida, il mosaico complesso, alcune situazioni molto violente e, oltre alla trama principale, anche degli altri fili narrativi risultano avvincenti.

Non solo un intrattenimento estivo.



domenica 26 luglio 2009

It's all there, in my dreams

Mi è capitato qualche volta, e non c'è una spiegazione razionale, di ignorare completamente artisti supportati invece dalla critica musicale più intelligente e anche da amici dai gusti musicali un pò sbilenchi, ma affidabili. Niente, tiravo dritto, prendevo in mano i dischi in negozio, me li giravo tra le mani, li riponevo. Persini ai giorni nostri, nei quali, diciamolo, gli ascolti volendo sono for free, non mi persuadevo ad approfondire.

La premessa calza a pennello il caso Eels. Fin dall'esordio, nonostante le sempre incoraggianti recensioni, ho puntualmente mancato le releases della band. La cosa curiosa è che, col passare del tempo, il mio apprezzamento per il personaggio Mr. E invece cresceva esponenzialmente. Lo vedevo sempre più (beautiful) freak, abbigliato come un antisociale, un Unabomber ancora pericolosamente a piede libero, leggevo delle tragedie che avevano colpito la sua famiglia e provavo una specie di affetto per lui (o almeno per la sua immagine pubblica). Ma di musica neanche a parlarne. Che ci volete fare, sono un tipo un pò strano anch'io.

Poi, grazie anche a questa bella pre-recensione di Hombre Lobo (ultima uscita discografica degli Eels) scritta da Chiarina sul suo blog, mi sono finalmente deciso.
Ora, può ci può anche stare che l'attesa abbia prolungato ed enfatizzato il piacere, ma sto trovando questo album davvero straordinario!

Dodici canzoni nelle queali il nostro, voce filtrata e distorta, traveste di lo-fi (immagino gli aghi del mixer dello studio di registrazione oscillare sempre sul rosso), splendide canzoni blues (Prizefighter), rock (Lilac breeze), folk (la magnifica In my dreams) e persino pop (That look you give that guy, dalle parti dei migliori Wilco).

Dire che i testi, divertenti, chiassosi, ma anche introspettivi e commoventi, siano ispirati non gli rende sufficientemente giustizia. La struttura delle canzoni, con delle aperture melodiche geniali e molti refrain killer, e persino la copertina del cd, contribuiscono a conferire a questo disco l'aurora di vero e proprio capolavoro.
Per me, finora, disco dell'anno.

E adesso, sotto con un ripasso generale sui tomi del professor E.

Never gonna give you teen spirit up

Siccome nei miei ascolti d'estate duemilanove è drammaticamente cicciato fuori Rick Astley, eccomi lì a spulciare scazzato youtube per farmi cullare dalla nostalgia con il nanerottolo inglese dalla voce baritonale. E che ti trovo? Un inverosimile mash-up tra Never gonna give you up e Smell like teen spirit dei Nirvana. Oltre ai brani, i simpatici autori hanno sovrapposto anche i video. E quando, dopo i primi secondi di Nirvana, salta fuori come da una macchina del tempo schizofrenica Rick Astley, è impossibile trattenere le risate.
Voi lo sapete. Non posto quasi mai video. Ma questo è imperdibile!


sabato 25 luglio 2009

Riflessioni

Complice la visione del pessimo I padroni della notte, che in una scena però usa come commento musicale The magnifent seven, straordinaria open track di Sandinista! , sono tornato in piena addiction dai Clash.
E così i miei dischi preferiti della band di Strummer, London Calling e appunto Sandinista!, oltre alla raccolta Essential che contiene diversi splendidi singoli (Bankrobber su tutti, ma anche White man in Hammersmith Palais) non inclusi nella discografia di album della band, sono tornati ad occupare il posto che gli compete, nei vari lettori musicali sparsi tra casa, auto e zaino.

Dunque sono lì che ascolto ad un volume illegale Guns of Brixton e improvvisamente mi chiedo come mai nessun rapper (almeno che io sappia), di quelli perennemente alla ricerca di un loop devastante, abbia mai pensato di campionare il semplice ma devastante giro di basso di Simonon, per accompagnare una bella rima assassina . Davvero inspiegabile.

mercoledì 22 luglio 2009

Vedi di non morire!


"In tutto questo bailamme non possiamo fare a meno di notare, senza soluzione di continuità, che razza di affascinante minestrone sia l'ambiente ospedaliero, tra gente che ha una fretta dell'anima e gente che non ha neanche la forza di lasciarti passare. E salviamo anche un paio di vite, se correggere qualche errore di dosaggio può definirsi salvare una vita.

Consiste di solito nell'impedire a qualche infermiera di somministrare un farmaco dosato in milligrammi per libbra invece che in milligrammi per chilogrammo, ma certe volte si tratta di qualcosa di più insolito, tipo l'imminente somministrazione del Combivir (per il trattamento dell'HIV) al posto del Combivent (indicato contro gli spasmi bronchiali). "



Peter "The Bear" Brown è un ex-mafioso, collaboratore di giustizia attualmente inserito nel programma protezione dei testimoni dell'F.B.I. . La sua peculiarità è che, essendo medico, la sua copertura consiste nell'esercitare la professione in uno degli ospedali pubblici più grandi di Manhattan.

Tra medici dopati per resistere a turni massacranti, sesso in corsia, infermiere scazzate e malattie rarissime, lontano anni luce da serial televisivi come E.R., si svolge la parte del libro che riguarda la vita all'interno dell'ospedale del protagonista. E' questa probabilmente la sezione più interessante, cinica e spietata nei confronti delle strutture sanitarie e del personale impiegato, che viene descritto come apatico e del tutto insensibile alle altrui sofferenze. Ai flashback invece il compito di raccontare come Orso sia diventato un killer della mala poi pentito . Questi suoi due mondi entrano in collisione quando un paziente, anche lui bravo ragazzo per una famiglia mafiosa, lo riconosce e minaccia di rivelare la sua copertura qualora non dovesse guarirlo da una grave malattia.


Essendo un opera prima, Bazell ci mette dentro tanti, forse troppi argomenti. I riflessi della sua personale esperienza come dottore tirocinante, le storie di mafia, un antieroe affascinate e invincibile, addirittura una gita ad Aushwitz. Il tutto con un buono stile colloquiale e incoraggiante capacità narrativa, ma alla fine senza troppa originalità. Beat the reaper è stato a quanto pare un discreto caso letterario in America, che ha svegliato l'interesse anche dei produttori cinematografici che pare siano in trattativa per trasportare le gesta di Peter Brown sul grande schermo.


Un'ultima considerazione di tipo editoriale. Se il successo di un libro deve qualcosa anche al titolo, beh allora l'esordiente americano Josh Bazell dovrà contare unicamente sulla sua abilità di narratore.
Vedi di non morire! è infatti il titolo scelto dall'editore italiano per sostituire l'originale Beat the reaper, e in effetti credo si tratti di una delle "traduzioni" più bizzarre e infelici nella storia della narrativa italiana.

giovedì 16 luglio 2009

MFT, luglio 2009


ALBUM


THE GOSSIP, Music for men
GARTH BROOKS, Double live
ELVIS COSTELLO, Secrets, profane and sugarcane
STEVE EARLE, Townes
THE LOW ANTHEM, Oh my God, Charlie Darwin!
PAOLO NUTINI, Sunny side up
GREEN DAY, 21st Century Breakdown
RANCID, Let the dominoes fall
FLOGGING MOLLY, Drunken lullabies
RICK ASTLEY, Best
POGUES, Ultimate collection

THE EELS, Hombre Lobo



LETTURE


Stieg Larsson, Uomini che Odiano le Donne

Josh Bazell, Vedi di non morire!


VISIONI


Lost, season 5

Prison Break, season 4




I padroni della noia

Geeesù. Che bisogno c'è dico io, di sprecare cotanto cast per un film così pretenzioso e inutile? Un film in cui non succede mai assolutamente nulla. In cui, glielo concedo, le uniche cose che non ti fanno imprecare riguardo all'aver sprecato due preziosissime ore del tempo libero, sono l'esplicito heavy petting iniziale ( un assaggio nella foto) e forse un qualcosa tipo uno stato di tensione costante per tutta la pellicola, che viene però castrato dal fatto che in arriva mai a deflagrare.

Non c'era certo bisogno de I padroni della notte per capire che Duvall sarebbe immenso anche se facesse le pubblicità delle dentiere, Wahlberg è in involuzione, Phoenix ha già imparato a tirare a campare e la Mendes è fica.

Vabbeh.


mercoledì 15 luglio 2009

Bambino 44

URSS 1953: nelle ultime settimane di vita di Stalin, la MGB, terribile polizia di Stato, è al massimo delle sue attività. Che sono principalmente, l'arresto di veri o presunti sovversivi, nemici della patria. Leo Dimidov è un promettente ufficiale di questa milizia, eroe di guerra pluridecorato e con una luminosa carriera davanti a se. E' sostenuto nelle sue terribili azioni da una cieca e incrollabile fede nel sistema, che gli rende ogni mezzo giustificabile per arrivare al fine, cioè la difesa dell'URSS e dei suoi ideali di società .


Lentamente però la sua vita, e con essa la sua percezione della realtà, cambiano. Inizialmente per colpa della sua nemesi all'interno delle forze dell'ordine, il bieco Vasilij, ma in seguito anche per il disprezzo che avverte da parte della moglie Raisa, per la certezza di aver mandato a morte l'ultimo innocente arrestato e per il sospetto che le autorità stiano lasciando a piede libero un plurimocida di bambini, in nome della regola per cui quel genere di crimini in URSS non possono esistere, per il semplice concetto che in URSS il crimine stesso non esiste.


Bambino 44 è l'acclamata opera prima di Tom Rob Smith, trentenne inglese con qualche esperienza come sceneggiatore televisivo. Da parte mia, nonostante avessi molte aspettative, non posso che esprimere che un giudizio molto critico. C'è tensione e un buon crescendo, certo, ma la storia segue il collaudato schema di certa narrativa ( e cinematografia) d'azione sopratutto americana, per la quale l'eroe, prima di trionfare e ricevere ogni genere di onore, deve passare attraverso un percorso terrificante, che minaccia di distruggere i suoi affetti, la sua posizione nella società e (ovviamente) la sua stessa vita. Se ci riuscirà (e in genere ci riescono, che dite?) uscirà da questa catarsi come un uomo nuovo, migliore, di enorme successo nella vita privata e pubblica, e ovviamente, perfetto per essere serializzato in un numero imprecisato di libri di successo (ritroverete "l'indimenticabile" Leo Dimidov nel prossimo libro di Smith, recita la terza di copertina).


Tornando alla storia. Beh, per quasi metà libro l'autore tiene, molto professionalmente, l'attenzione del lettore lontana dal plot principale (il serial killer), concentrandosi sulla descrizione della società sovietiva del dopoguerra: gli arresti, le torture, la paura della gente, i gulag, le sparizioni di semplici cittadini, dividendo sempre in maniera (troppo?) netta i buoni-buoni dai cattivi-cattivi (l'unica sfumatura di carattere, va da se, è per il protagonista). Purtroppo per Smith, quando il filo narrativo riprende la trama principale, si intuisce quasi subito l'identità dell'assassino, e a due terzi del libro il sospetto diventa matematica certezza.


Siccome non sono un fulmine di guerra, quello che ho capito io l'avranno di certo intuito anche tutti gli altri lettori, e quindi si tratta probabilmente di una scelta consapevole di Smith che si assume il rischio di rinunciare al colpo di scena finale, probabilmente certo di tenere comunque il lettore per le palle.


Il che in parte è vero, visto che nonostante gli sto contando i peli del culo, Bambino 44 resta (sopratutto per un lettore meno esigente di me in quanto a thriller) una lettura discretamente avvincente. La scrittura, pur essendo abbastanza nella norma, o magari proprio per questo, risulta molto scorrevole, e in ultima analisi, considerato che si tratta di un'opera prima, si perdona all'autore anche un paio di sviluppi davvero telefonati o inverosimili, se contestualizzati. Un libro di buon intrattenimento estivo insomma, basta che non vi aspettiate un capolavoro, come forse ho fatto io. Tutto qui.

P.S. I pigri o quelli che alla letteratura di questo livello non si abbassano, possono aspettare il 2010, quando dell'opera di Smith uscirà la versione cinematografica, diretta, pare, nientepopodimeno che da Ridley Scott.




W.U.T. I. OF: Rancid, ...And out comes the wolves / Floggin Molly, Drunken Lullabies

venerdì 10 luglio 2009

Friends in low places


Garth Brooks è un personaggio molto anomalo nel music buisness americano, e lo è ancora di più nella categoria in cui dovrebbe essere collocato, cioè il country.

Per dire, è uno che ha venduto quasi 130 milioni di copie dei suoi album; secondo l'associazione dei discografici americani è insieme a Elvis Presley l'artista che ha venduto più dischi nel XX secolo negli USA; è stato il primo country singer a raggiungere il primo posto delle classifica di vendita generalista americana (con Ropin' the wind, nel 1991), i suoi concerti facevano regolarmente sold-out ovunque, dal Texas a New York City dove, in uno show al Central Park il nostro raccolse un numero di persone non inferiore alle 300 mila unità.

Evidentemente insoddisfatto della sua carriera, oppure non più a suo agio entro i limitati confini del country, Garth comincia, prima timidamente, poi con maggiore decisione, a sperimentare altri stili. Si sposta su un certo pop-soul commerciale (i brani We shall be free e la cover di Shameless di Billy Joel) e sull' hard rock di Hard luck woman dei Kiss.

Nel 1999 si decide al grande passo. Un disco di musica pop/soul. Per farlo s'inventa addirittura una nuova identità: Chris Gaines, e un progetto più globale che doveva culminare in un film su questo artista di fantasia. In realtà esce solo il disco, perchè il resto del progetto naufraga.

Brooks è irrequieto, nel 2000 si ritira dalle scene, ufficialmente per stare con la famiglia. Nel 2001 esce quello che a tutt'oggi resta il suo ultimo disco di inediti (The wind). Per il resto solo apparizioni ad eventi benefici ( L'ultimo in ordine di tempo è stato il concerto per l'insediamento di Obama, dove l'ex countryman, visibilmente ingrassato, ha cantato solo cover di pezzi soul e la sua We shall be free, che di certo country non è). L'uomo da Tulsa è davvero sparito dal music buisness.

Una straordianria testimonianza della sua attività dal vivo è costituita dal doppio ciddì dal vivo Double live (che fantasia, neh?), che mostra in tutta la sua debordante potenza cos'era l'affetto della gente per questo artista. Basterebbe ascoltare l'incredibile boato che si scatena appena il pubblico riconosce l'hit Papa loved mama, o il sing along dalla prima all'ultima parola su Unaswered prayers (che fa un pò Baglioni, ma rende, eccome se rende) o in generale le reazioni dell'audience a qualunque atteggiamento della star, come in Callin Baton Rouge quando saluta la Lousiana o in American Honky-Tonk bar association quando invita tutti a completare il ritornello insieme a lui.

Certo, in release come queste il rischio "agiografia" è concreto, ma considerato l'impressionante carriera di Brooks e l'epocale numero di album venduti, niente di più facile che tutto l'affetto e l'entusiasmo che trasuda dai solchi di questo disco sia autentico.

Artista complesso Garth Brooks. Perchè avrà rinunciato a fama, successo e popolarità? Esaurimento della creatività? Improvvisa allergia a violini e dodici corde? Fulminazione sulla via della Motown? Patto con un diavolo sudista ammantato di stars and bars?

Pubblicamente ha difeso la sua scelta motivandola con la volontà di passare più tempo possibile con la famiglia (la seconda moglie è Trisha Yearwood, anche lei artista country) e programmando il suo comeback sulle scene dopo il compimento dei diciotto anni della figlia Allie.

Siamo in tanti ad aspettarlo.



WRITTEN UNDER THE INFLUENCE OF: GARTH BROOKS...IN THE LIFE OF CHRIS GAINES

Marisa...

Ieri sera ho visto per l'ennesima volta Mio cugino Vincenzo. Non ricordavo che la truzzissima fidanzata di Joe Pesci fosse la Tomei lap dancers di The wrestler. Facendo la somma dei due film ho deciso di eleggere la quarantaquattrenne attrice americana, con le sue imperfezioni fisiche e la sua bellezza da treno per pendolari, mia personalissima icona sexy dell'anno.

Da adesso comincia la ricerca delle altre pellicole della sua filmografia, a partire da Onora il padre e la madre.

giovedì 9 luglio 2009

Summer of 09


Sono giorni un pò particolari questi. In teoria avrei iniziato le ferie da lunedì, in pratica non andando in nessun posto marittimo le sto vivendo un pò alla giornata, organizzando gite fuori porta o giornate in montagna (dai suoceri).

Leggo molto, rispettando la mia personalissima regola che prevede per questa stagione esclusivamente best-seller. Ho iniziato Bambino 44 di Tom Rob Smith ed ho già comprato, complice uno straordinario sconto da supermercato, Uomini che odiano le donne (ebbene sì) di Stieg Larsson.

La musica va solo nella mia testa, perchè spesso non ci sono le condizioni per mettere su Elvis Costello o infilarsi le cuffiette con Garth Brooks o i Low Anthem.

Il periodo è ovviamente propizio per stare più tempo possibile con Stefano. Giochiamo molto a basket, rugby, baseball, tamburello, calcio e rubamazzetto. Il suo preferito credo sia rugby, di certo per i placcaggi a oltranza. Altre regole non esistono, appena ho la palla mi punta e mi santa addosso urlando come un Cheyenne.

Nei rari momenti di calma gli leggo l'adattamenti per bambini, illustrati e con animali al posto delle persone, de L'isola del tesoro e l'Odissea, forse può sembrare un pò pretenzioso, ma sembra appassionarsi.

Al netto di queste attività, tutto scorre tranquillo e a volte un pò noioso. I restanti rapporti personali non è che vadano proprio bene. Alcuni amici in difficoltà, altri persi, questioni di lavoro irrisolte che non vogliono farsi da parte nella testa, un pò di inquietudine e di decadimento fisico.

Passerà.

WRITTEN UNDER THE INFLUES OF: EELS, HOMBRE LOBO

sabato 4 luglio 2009

Dischi per l'estate


Elvis Costello torna a collaborare con T-Bone Burnette, a ventitre anni da King of America e a venti tondi da Spike. A differenza da quei lavori, l'artista londinese si è trasferito armi e bagagli a Nashville, e insieme a quello che nel frattempo è diventato uno dei produttori più richiesti al mondo, e ha inciso il disco in soli tre giorni.

Lo dico subito: Secret,profane and sugarcane è un album riuscito. Concilia e intreccia gli stili roots americani (folk, blues, blugrass) ma rimane fortemente un disco di Elvis Costello, con il suo inconfondibile stile e modo di cantare.

Il trittico iniziale è intrigante, poi arriva I felt the chill before the winter came (featuring Loretta lynn) che potrebbe essere la canzone d'amore (o meglio d'abbandono) dell'anno.

Un solo pezzo con tiro blugrass, lo strepitoso Hidden shame.
She handed me a mirror inizia come una ballata celtica, il blues swingato Sulphur to sugarcane (altra perla) vede la partecipazione alla chitarra di Burnette, così come The crooked line.
Un magnifico ritorno alle radici per l'Elvis inglese.




Avevo parlato dell'uscita del nuovo disco dei Gossip sopratutto per questioni di costume, legate all'opera di liberazione del corpo della donna da parte della Ditto, ma due parole su Music for men vanno dette.

La produzione di Rick Rubin non ha stravolto il sound del gruppo ma di certo ha impresso una svolta al sound dei tre. Facendo un consuntivo probabilmente i Gossip perdono un pò di quell'urgenza comunicativa che li aveva caratterizzati, si danno una ripulita e allargano il loro spettro musicale, riuscendo comunque a conservare la loro originalità.
La voce di Beth è esaltata dalle sapienti mani del santone delle produzioni, svetta inarrivabile su chitarra e batteria dei suoi soci, comanda le danze da vera esperta.

Dimestore diamond mette subito le cose in chiaro, l'atipico single Heavy cross si insinua lentamente sotto pelle e 8th Wonder non si discosta dal mood dei pezzi iniziali. Con Love long distance e Pop goes the world invece l'atmosfera cambia, e si entra tutti in dance floor per dei trascinanti pezzi pop.
Eh sì, Music for men è anche un pò ruffiano, ma ad una fuoriclasse come Beth Ditto si perdona ogni cosa, anche il tentativo di piacere alle masse.

Certo che la vita è strana di brutto. Steve Earle è in pista da quasi trent'anni, ha passato dei brutti momenti a causa delle sue dipendenze, ma è riuscito ad incidere degli ottimi dischi, fotografie fedeli dei posti in cui è cresciuto e di un America lontana dalle pagine dei giornali. Sforna dischi con una certa regolarità e dalla qualità media piuttosto alta, ma è solo con una raccolta di (tristissime, diciamolo) canzoni del suo pessimo maestro di vita, Townes Van Zandt, che riesce a tornare al successo commerciale, raggiungendo il numero 1 della classifica di genere Americana e la miglior posizione di sempre nella chart generlista.

Il disco è Townes, quindici cover del repertorio dell'amico, registrate in poche ore. Ci suonano anche Tom Morello (Lungs), il figlio Justin Townes (Mr. Mudd & Mr. Gold) e la moglie Alyson.

Partendo dalla struttura acustica degli originali, Steve ravviva un pò il repertorio affindandosi a banjo, basso,batteria e in qualche caso addirittura una chitarra distorta.

Da far sedimentare e gustare sapientemente.

venerdì 3 luglio 2009

Muzik

Ebony Bones è la new sensation di quel genere probabilmente lanciato da M.I.A. e da Santogold chiamato boh, world-dance o roba del genere. Il video che posto (il primo singolo Muzik) è stato fatto montando più di trenta filmati girati con il telefonino da venti posti diversi del mondo. Il risultato è sicuramente artigianale, indie (e pertanto trendy) e curioso.


Sign of the times

In un grande negozio di elettronica:
Monty: mi scusi, quella fotocamera compatta della Canon in offerta speciale è il modello base Coolpix?
Commesso fighetto: Beh no. Diciamo che si tratta dell'entry model
Monty: Ma va a cagare. Anzi go shittin'.

giovedì 2 luglio 2009

Green Beatles

I Beatles! Cazzo, un inedito dei Beatles!!!
Ah no, accidenti. E' Last night on earth dei Green Day...

mercoledì 1 luglio 2009

Driven by skeletons

Quello che dovevo dire su Mike Ness e i Social Distortion credo di averlo già detto (qui e qualche post fa nell'ambito della recensione del Rock in Idro), quindi non avrei molto da aggiungere, fatto salvo che dopo averli visti in concerto sono cresciuti ulteriormente stima e ascolti. In pratica si può dire che da un paio di settimane non ascolto altro.
Davvero la definizione per la roba dei Social Distortion non può che essere It's only rock and roll but i like it: il tiro delle canzoni è infatti potente ma abbastanza ripetitivo, la voce di Mike monocorde, la struttura delle canzoni, giri di basso e parti di chitarra inclusi, piuttosto standard.

Eppure funziona. E funziona alla grande.

Story of my life, Ring of fire, Bad luck, Reach for the sky, Another state of mind, Ball and chain, Under my thumb e Prison Bound sono in altissima rotazione in questi giorni, in un'esaltante escalation di air-drumming sul volante della Clio accompagnato da un terrifcante ma liberatorio sing-along.

Dinosauro è bello!

Dubbi

Non passa giorno che sulle pagine degli spettacoli del Corriere o di Repubblica non pubblichino dal trafiletto alla pagina intera su Springsteen (ieri per dire intervista a Little Steven e recensione del concerto a Glastonbury), in arrivo in Italia con il suo tour.
A pensar male verrebbe da scrivere che stanno tentando di creare un evento epocale laddove, visto che Bruce è ormai di stanza in Italia e che la E Street tra lutti e defezioni non è più la leggendaria band che era, l'evento ormai non c'è più.
Faccio l'esempio del Boss, artista a me caro, solo per ribadire il concetto. Troppo spesso gli organi d'informazione, quando parlano di rock o musica pop in generale, più che informare tendono a fare marchette, ad alcuni fortuni artisti (ed è sicuramente il caso di Springsteen) arrivano proprio a portargli l'acqua con le orecchie.
Boh. Ovviamente non è cosa d'importanza capitale, però mi capita di pensare a cosa sarebbe la stampa, l'informazione in generale, se applicasse lo stesso concetto anche alle notizie più importanti.
No, dài. E' impossibile.