Montanelli una volta ebbe a dire, riguardo Berlusconi, che la cura migliore per guarire dal suo virus sarebbe stata quella di ammalarsi, in modo da sviluppare degli anticorpi.
Onestamente non ci ho mai creduto. Troppo forte la presa di B. sugli italiani, troppo sproprzionata la sua forza mediatica rispetto alle altre forze politiche, troppo negativa la fase storica, troppo debole e confusa l'opposizione.
A rafforzare questa mia convinzione la nuova strategia della coalizione di governo. L'hanno capita che attaccare frontalmente i diritti acquisiti delle persone (pensioni nel 1994, l'art. 18 nel 2002) è controproducente, e pertanto hanno imparato ad agire con cautela, muovendosi nell'ombra, ma con la tenacia di un ladro che smonta una cassaforte vite per vite, bullone per bullone, sapendo di avere tutto il tempo di questo mondo.
Un esempio che pochissimi conoscono, ma che Confindustria ha subito chiesto - e ottenuto - dai berluscones, è la sopressione della regola sulle dimissioni introdotta dal precedente governo. Questa norma prevedeva che, per formalizzare una lettera di dimissioni non bastava più scrivere una lettera e firmarla, ma bisogna recarsi in un centro per il primo impiego (ex collocamento) e ritirare un modulo protocollato di cui restava copia agli atti, che era l'unico documento legalmente valido per lasciare l'azienda. Ora, questa iniziativa poteva sembrare una perdita di tempo per lavoratori normali che possono accedere a tutti i diritti contrattuali e di legge, in realtà era una manna per quelli stranieri, e in generale per tutti quelli privi di potere contrattuale, ai quali i padroni estorcevano dimissioni in bianco all'atto dell'assunzione, così da poterli licenziare senza obblighi di riassunzione o risarcimenti.
Giustificazione di Sacconi: - l'ho fatto per rendere più semplice la vita ai lavoratori- .
L'articolo 18 dello statuto dei lavoratori (quello sul diritto del lavoratore ad essere reintegrato in caso di licenziamento senza giusta causa) è di nuovo, stavolta subdolamente, attaccato in una norma contenuta nel DDL 1441-quater, art. 65. E' previsto infatti che in determinate situazioni, nell'amministrazione pubblica, il giudice non sia più obbligato a riassumere il lavoratore ingiustamente silurato, ma debba tenere conto degli elementi e dei parametri fissati dai vari contratti (anche individuali), delle dimensioni e delle condizioni dell'attivita' esercitata dal datore di lavoro, dell'anzianita' e delle condizioni del lavoratore, nonché del comportamento delle parti anche prima del licenziamento.
Nel settore pubblico ogni scelta di governo inizia con i tagli. Solo dopo viene assemblata una strategia comunicativa per sostenerli. E' il caso della scuola pubblica, dove, attraverso una comunicazione che si basa sul ritorno alla tradizione (maestro unico, grembiulini) si tenta di far passare una colossale riduzione della spesa pubblica come una strategia di rinnovamento.
Poi toccherà alla sanità. Nel libro verde (una pubblicazione di indirizzo) sono previsti pesanti tagli alla sanità pubblica, e l'introduzione di forme di assicurazione private, non si sa ancora se integrative o obbligatorie. Precedentemente è stata cancellata una disposizione del governo Prodi che estendeva i livelli essenziali di assistenza ( i Lea) a nuovi servizi e categorie: dal dentista per gli indigenti alla fornitura di apparecchi per la mobilità, al parto indolore. Il decreto garantiva anche una maggiore assistenza ai malati cronici, a cominciare dall'Alzheimer; forniva gli apparecchi a chi non riesce più a parlare e a sentire; riconosceva 109 malattie rare, ampliava i servizi di protesi con l'introduzione di nuovi ausili informatici e rafforzava l'assistenza a domicilio ai malati terminali.
Tutto questo non esiste più, e siamo solo all'inizio. La popolarità del governo è alle stelle, si preparano scioperi e manifestazioni, siamo nel pieno di una crisi finanziaria globale, il premier minaccia chi parteciperà a manifestazioni di piazza, siano essi partiti o privati cittadini, e annuncia tolleranza zero contro le occupazioni delle università.
mala tempora.
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