lunedì 15 settembre 2008

La corda(ta) e il sapone


Dopo la rottura di venerdì notte, pare che le organizzazioni sindacali confederali (Cgil-Cisl-Uil-Ugl), abbiano ricominciato a dialogare con la nuova proprietà di Alitalia, individuando in mille assunzioni in più il viatico per definire entro la fine del mese un accordo generale.

Il grosso ostacolo resta il contratto di lavoro da applicare al personale Cai. Ho visto la bozza presentata ai sindacati per il personale di terra e non ci possono essere altre considerazioni se non quelle fatte a livello nazionale, cioè che la proposta è inaccettabile, in altre condizioni sarebbe stata evidente la provocazione da parte dell'imprenditore allo scopo di causare la rottura delle trattative.

Per limitarsi alla parte economica del documento, il personale di terra Alitalia avrebbe perso tout court, attraverso interventi su paga base, notturno e taglio delle maggiorazioni sullo straordinario, circa il 30% della retribuzione mensile.

Ora, so benissimo che sono in molti a pensare che questa gente ha vissuto per anni di condizioni contrattuali da favola (e probabilmente per il personale più anziano è anche vero) e che non esiste quindi grossa solidarietà nei loro confronti. Ricordo però che già nel 2004 è stato dato un grosso giro di vite con Cimoli (questo intervento ha portato il costo del lavoro Alitalia tra i più bassi in Europa), che da tempo esistono "doppi regimi" (condizioni contrattuali di sfavore per i più giovani) che portano un neo assunto a guadagnare, nei primi tre-quattro anni di lavoro, dai 900 ai 1100 euro al mese, con turni h24, 7 giorni su sette, festivi inclusi e che Alitalia viveva anche del contributo di migliai di contratti precari, reiterati negli anni.
Pensate cosa potrebbe significare un taglio delle proporzioni annunciate su questi stipendi.

Esiste anche un'altro grosso problema nell'eventuale firma di un contratto di lavoro così penalizzante. Cioè l'effetto domino. Tutto il trasporto aereo di terra ha indicativamente le condizioni normative ed economiche di Alitalia. Un secondo dopo la riduzione dei diritti per il personale della futura Cai, ci sarebbe la richiesta di adeguamento al ribasso per il personale degli aeroporti, delle altre compagnie, del catering e via discorrendo. Un bagno di sangue per i lavoratori, soldi come se piovesse per gli imprenditori.

Ultima considerazione sulla difficile trattativa in corso, la frammentazione del tavolo. Tolti i quattro sindacati confederali, le altre sigle, che i media chiamano autonome, ma che in realtà dovrebbero essere definite "di mestiere" (Anapac e Up sono associazioni che tutelano i piloti, Anpac e Avia assistenti di volo, Sdl è un sindacato generalista, ma in Alitalia conta come iscritti quasi esclusivamente assistenti di volo) ed è quindi evidente come il loro contributo è finalizzato esclusivamente a tutelare la propria categoria,qualitativamente prestigiosa, ma non rappresentativa del totale dei dipendenti.

Dovrei dire qualcosa sul complesso del piano Alitalia strutturato dal governo, mi limito ad un riassuntino veloce e schematico.

Nei fatti Berlusconi, premier in pectore, blocca la vendita di Alitalia ad Air France. Dopo le elezioni vende sottocosto ad una cordata rigorosamente italiana la parte redditizia della vecchia Alitalia (rotte, slot, parte della flotta), lo stato paga (parte) dei debiti di quello che resta, i lavoratori sono per quasi un terzo licenziati (seppur attraverso cigs e mobilità, e quindi ancora con i soldi dello stato) e la rimanenza riassunti con un contratto bello leggero, per finire in bellezza cerca di nuovo Air France.
E chi non ci sta (opposizione, sindacati, perfino dipendenti) è responsabile del fallimento della compagnia.
E pensare che c'è ancora qualcuno che non gli è grato!






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