mercoledì 9 gennaio 2008

Asini ed elefanti


Ho una vera passione per la campagna elettorale che porta alla presidenza degli USA. Già a partire dalle primarie, dove compagni di partito si prendono a testate sul naso senza pietà (vabbeh per questo non serve l'esterofilia), termini meravigliosi e affascinanti come il caucus dello IOWA, il supertuesday o i grandi elettori, ti danno l'idea di un evento straordinario, storico. Non c'è niente da fare, sti americani sanno creare l'attesa per un evento, fa niente poi se è una sola, manco fosse stata organizzata dagli Ocean's eleven (è la cosa più gentile che posso dire sul meccanismo elettorale ammericano).


Comunque, ad aumentare la mia eccitazione sull'evento, questa tornata vede schierati tra i democratici un bel trio, assortito e competitivo, mica come quattro anni fa con Kerry. No, oggi c'è il bianco WASP (l'eterno secondo delle primarie democratiche) Edwards, un nero, Obama e una donna Hilary "ho perdonato Bill" Clinton.


La Clinton parte con i favori del pronostico, poi prende una sberla in IOWA, a dargliela il 46enne Obama, che piace a bianchi e neri, non c'è niente da fare. Una generazione di adulti capaci di intendere e di volere che bagnano le mutande al suono di due parole: hope and change, pronunciate da un grande seduttore.

Hilary va in crisi, è nervosa e lo dà a vedere in un dibattito televiso dove viene messa in mezzo anche da Edwards che si apparenta con Barack. Voci di ritiro, con le primarie del New Hampshire alle porte. Scende in campo Bill: "Obama è bravo ma ondivago, Hilary è il miglior candidato presidente degli ultimi quarant'anni". Si vota con i sondaggi che danno Obama a più dieci sulla ex senatrice dello stato di NY.

Vince lei.


To be fucking continued

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