mercoledì 4 luglio 2007

One bourbon, one scotch, one beer

Un disco nuovo, uno vecchio, uno in arrivo.


All'improvviso due raggi di sole illuminano le mie irrequiete ricerche musicali.
Il disco vecchio (per modo di dire, parliamo del 2001) è un bel lavoro di country-swing, divertente e armonioso, ideale per ascolti di sottofondo. Il titolo è A-town blues e l'autore è Wayne Hancock, che sulla scia di Lyle Lovett si muove a suo agio tra due generi apparentemente distanti grazie all'arte del contaminare con gusto. Appena trovo il tempo scrivo due righe sulla floridissima scena musicale texana, vera fucina di intrecci musicali sorprendenti di quasi ogni genere.


White moth di Xavier Rudd è invece fresco di stampa.
Ai tempi in cui Ben Harper faceva grandi dischi, esprimendo la sua arte attraverso un originale stile di raccordo tra generi (folk, blues, soul e reggae) Xavier Rudd, australiano classe 1978, appariva un pò come un volenteroso clone. Bene, oggi che Beniamino sè perso e non sa tornare, Xavier esprime forse il suo miglior lavoro (almeno per il sottoscritto). White moth è stato registrato con un gruppo di percussionisti aborigeni che donano al disco una calda e palpitante sezione ritmica. La struttura delle canzoni è semplice, ma efficace, con il suo itinerare tra Paul Simon, Bob Marley e, va da se, Ben Harper. Difficile parlare per ora di uno stile Rudd, ma la personalità a mio avviso c'è tutta.


Finisco in bellezza, a settembre (il 25) esce finalmente il nuovo disco di Steve Earle, il primo per la sua nuova casa, la Key West Record. So di essere di parte, ma secondo me Steve non ha sbagliato un disco dalla sua uscita di galera agli inizi dei novanta, con l'acustico autoprodotto Train a'comin e il successivo I feel alright si è rimesso in pista alla grande e non si è mai fermato. Ha acquisito consapevolezza politica, culminata con John Walker Blues, sul talebano americano, (all'interno di Jerusalem)coraggiosamente scritta all'indomani dell'11/9 ed ha affondato il colpo con Revolution starts now, ancora più esplicito del precedente (provare per credere il Ramone-punk Fuck the FCC). Si dichiara socialista americano, dal vivo suona cover che vanno dai Little Feat ai Nirvana passando per Dylan e Townes Van Zandt, suo grande amico e cattivo maestro.
Il disco nuovo si chiamerà Washington Square Serenade, e una delle poche certezze che ho, è che ci tornerò sopra.

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