lunedì 26 marzo 2007

Prison break

Proprio ieri leggevo che dalla terza stagione (in onda in USA) di Lost risulta evidente a tutti gli spettatori che gli autori non sanno più come venirne fuori dal casino che hanno combinato sovrapponendo tracce,plot, subplot eccetera eccetera. E infatti quella che era una delle serie più seguita, alla sua uscita, è in calo verticale di ascolti.

Scrivo questa premessa per arrivare all'oggetto del topic. Prison Break è basato su una trama tanto inverosimile quanto accattivante (per chi ama il genere) e originale. Due fratelli: un infanzia difficile, il primo, Lincoln, diventa un delinquente mentre il secondo, Michael, è un brillante ingeniere edile. Quando arrestano Lincoln per l'omicidio eccellente del fratello del vicepresidente degli USA e lo condannano a morte, Michael, convinto della sua innocenza, mette a punto un piano per entrare nel carcere e farlo evadere. Per una coincidenza è stata proprio la sua azienda a ristrutturare da cima a fondo Fox River, la prigione in cui è rinchiuso il fratello, e pertanto lui ha accesso a tutte le planimetrie dell'istituto. Già, ma come portarle all'interno? Pensa e ripensa trova la soluzione: se le fa tatuare su tutto il corpo ben camuffate da soggetti usuali. Poi entra in una banca armi in pugno e il resto viene da se.


Per godere di questa opera, bisogna lasciar perdere il realismo e lasciarsi trasportare, come in un film d'avventura, dagli eventi e dai numerosi colpi di scena e cliffhanger. All'inizio il particolare che ho trovato più indigesto è stato la caratterizzazione dei personaggi, troppo stereotipata e prevedibile, con il boss mafioso, il sadico, la gang dei neri, il vecchio tranquillo che custodisce un segreto enorme, i secondini aguzzini e corrotti, i servizi segreti deviati. Con il passare del tempo passa tutto in secondo piano e ci si lascia trasportare dal ritmo e dalla trama ben costruita, nonostante come dicevo, degli sviluppi a volte davvero inverosimili.


Arrivo alla conclusione e al problema, avvisando che accennerò al finale, e quindi chi fosse interessato a vederlo può passare oltre; il problema è che, Lost docet, adesso va tremendamente di moda concludere le stagioni con un maledetto cliffhanger, come se non fosse l'ultima puntata, e non dovesse passare un anno prima di vederne la conclusione. E così è anche per Prison Break, con la prospettiva che la serie diventi da una variante de L'uomo di Alcatraz, a una parente stretta de Il fuggitivo.

Nella loro presunzione, gli autori di questi serial sono convinti che il loro prodotto andrà bene, e quindi mettono in atto una mossa subdola per assicurarsi la fedeltà degli spettatori per la seconda (e poi la terza, la quarta) stagione. Nel farlo però continuano a mettere. Personaggi, trame, sviluppi, dinamiche che diventano ingestibili e che portano spesso (come nel caso di Lost) alla morte di un prodotto nato da un idea interessante. Capisco, buisness is buisness, ma perchè non pensare al serial dall'inizio alla fine, chessò come una trilogia per un film, avendo ben chiaro trama, sviluppo e conclusione, e poi dividendo il tutto in poche stagioni. Tutti i grandi TF della storia della TV hanno insegnato che il pubblico tiene al massimo fino alla 3a-4a stagione (Dallas, Twin Peaks, X-Files...) e se così non è si può sempre tornare dietro alla macchina da presa. Ma no, meglio improvvisare; l'idea c'è, lo sviluppo si vedrà.


Ma sono rassegnato, le cose vanno così. E perciò aspetterò pazientemente settembre per la seconda serie di Prison break, per la sesta di The Shield e la terza di Lost. E poi sto pure qui a perdere tempo...

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