giovedì 20 agosto 2009

(Straight) To Hell, and back


Di norma, anche se non sono ferratissimo sullo specifico, cerco di arrangiarmi con le definizioni dei generi musicali dei dischi che recensisco. Che cazzo, alla fine è solo roccheroll. Stavolta confesso che ho dovuto chiedere l'aiuto di wikipedia. Che cazzo di metal disperato è quello del progetto metal di Hank Williams terzo, gli Assjack?
Tennesse driver si apre con un riffone alla Black Sabbath, ma è una falsa pista. Il resto del disco vaga su sentieri pericolosi e a me sconosciuti, qualche volta si aggirano dalle parti dei Sepultura di Chaos A.D. , forse qualcosina dei primi Metallica. E questo è il massimo che sono riuscito a cavare fuori.
Quelli di wiki parlano di metalcore e
psichobilly. Tocca credergli sulla parola.

Assjack è la prima release ufficiale del gruppo omonimo, che segue però un'intensa attività live delle formazioni che si sono susseguite attorno ad Hank per il suo side project, nonchè la pubblicazioni di quattro bootleg dal vivo.

Sarà probabilmente per il mio affetto morboso per il discendente più cazzuto di Hank Williams sr, se, nonostante questa roba sia piuttosto lontano dai miei gusti metal canonici, sia riuscito a prestargli un numero decente di ascolti fino ad arrivare ad apprezzarla. Direi che ho fatto bene, perchè ogni tanto un disco così mi serve.

L'album pesta giù veramente duro (almeno per le mie orecchie), per la sua mezz'ora di durata non concede letteralmente un attimo di respiro.

Tennesse driver è attualmente è uno dei miei pezzi preferiti, ma, come scrivevo in premessa, è anche piuttosto depistante sul mood del disco. Allora risulta più consono al contesto complessivo segnalare Wasting Away, Cocaine the White Devil, Gravel Pit, Redneck Ride e la conclusiva Doin What I Want.

Non mi stancherò mai di ripeterlo, Hank 3 è uno degli artisti più veri ed interessentanti in circolazione. Un cazzo di punk che invece della cresta, in testa porta uno Stetson sformato, che manda affanculo tutti con il miglior outlaw country sentito da decenni, che si prende la libertà di spiazzare anche il suo pubblico alternando ormai regolarmente al genere del nonno questo hardcore devastante e brutale. Non ce ne sono altri come lui e se altri ne arriveranno in futuro non potranno che essere delle copie sbiadite.

Ascoltatori più esperti di me in questo genere di metal potranno esprimersi meglio sull'originalità del sound Assjack, ma sarebbe come guardare al dito invece che alla luna. L'elemento portante di tutta l'operazione, della vita artistica di Williams oserei dire, resta una vera urgenza comunicativa, come da tempo non mi capitava di percepire, un'inquietudine che lo tiene sempre in movimento, come un delinquente strafatto di benzedrina in fuga con la pula costantemente alle calcagna.

L'ho già detto che adoro quest'uomo?


P.S. Grande copertina, tra l'altro.

2 commenti:

NKNav ha detto...

Ciao, seguo da un po' il tuo blog, anche perché hai gusti simili ai miei (Bruce, Pogues, Flogging Molly, Hank III). Devo dire che mi piace molto il tuo stile di scrittura. Carina la recensione dell'album, che ho apprezzato, anche se continuo a preferire i suoi cd più country. Ti do assoluta ragione sulla copertina.

monty ha detto...

Anch'io preferisco di gran lunga
la roba country di Hank. Non c'è
proprio partita!

Grazie per gli apprezzamenti.

Ciao!