Il power è uno dei pochi sotto generi del metal che non mi ha mai appassionato. I tentativi di avvicinamento operati in passato si sono sempre conclusi per abbandono causa insostenibile noia. Poi, sapete come vanno queste cose: il tempo passa, i pregiudizi si attenuano, leggi qualche articolo che ti intriga su metallus.it e arriva un giorno in cui da MediaWorld compri l'ultimo disco dei Blind Guardian.
E peraltro il primo il primo impatto della prova d'ascolto ti si rivela anche positivo, merito della complessità degli arrangiamenti di un concept che, dal punto di vista delle liriche, prosegue la narrazione delle gesta del protagonista di Imaginations from the other side, album licenziato dal combo tedesco nel 1995.
L'utilizzo di un coro di duecento elementi (messo insieme attraverso l'unione di tre distinti cori, Praga, Budapest e Boston) nell'avvolgente opening The ninth wave è infatti suggestivo e d'impatto, così come la presenza di un'orchestra (di Budapest) di novanta elementi indubbiamente conferisce all'opera una accattivante allure sinfonica, mentre gli arrangiamenti e l'uso delle voci spostano frequentemente l'indicatore dello stile verso il progressive e, a mio avviso, anche verso una certo retrogusto da musical.
Detto dunque che il disco è tutt'altro che banale e improvvisato, resta da capire quanto la complessità del lavoro avvicini o allontani l'ascoltatore medio, al quale sono richieste dedizione e impegno per familiarizzare con le tracce (tra le quali emerge per accessibilità Twilight of the gods, non a caso primo singolo estratto).
Il mio giudizio conclusivo di Beyond the red mirror è dunque una mediazione tra il discreto entusiasmo iniziale e la successiva scarsa tenuta sul breve/medio periodo.
Insomma, bene l'esperienza in un campo da gioco avverso, ma per un po' anche basta.